"Fermate gli attacchi a matrimonio e famiglia"

Ratzinger invita il clero ad avviare un’evangelizzazione capillare per far fronte al proselitismo delle sette

"Fermate gli attacchi a matrimonio e famiglia"

S. Paolo (Brasile) - «Viene attaccata impunemente la santità del matrimonio e della famiglia», «si diffonde la ferita del divorzio e delle libere unioni». Papa Ratzinger parla ai 430 vescovi brasiliani che lo ascoltano radunati nella cattedrale di San Paolo richiamando «l’obbligo di predicare la verità della fede» e spiegando che se «non esiste la fede in Gesù Cristo, e nella sua presenza nelle celebrazioni sacramentali, manca l’essenziale anche per la soluzione degli urgenti problemi sociali e politici». Anche in questa occasione manifesta la sua preoccupazione per i temi legati all’etica familiare, come aveva fatto del resto poche ore prima, durante la messa di canonizzazione del primo santo brasiliano, fra’ Antonio Galvão, quando aveva ricordato che «è necessario dire no a quei mezzi di comunicazione sociale che mettono in ridicolo la santità del matrimonio e la verginità prima del matrimonio».
«È vero che i tempi presenti sono difficili per la Chiesa – afferma Benedetto XVI nell’omelia ai vescovi –. La vita sociale sta attraversando momenti di smarrimento sconcertante. Viene attaccata impunemente la santità del matrimonio e della famiglia, cominciando a fare concessioni di fronte a pressioni capaci di incidere negativamente sui processi legislativi; si giustificano alcuni delitti contro la vita – aggiunge il Papa – nel nome dei diritti e della libertà individuale; si attenta contro la dignità dell’essere umano; si diffonde la ferita del divorzio e delle libere unioni». Ma Ratzinger guarda anche all’interno del clero: «Quando, in seno alla Chiesa, è messo in questione il valore dell’impegno sacerdotale come affidamento totale a Dio attraverso il celibato e come totale disponibilità a servire le anime, e si dà la preferenza alle questioni ideologiche e politiche, anche partitiche», la consacrazione a Dio «comincia a perdere il suo significato più profondo». Un richiamo preciso ai preti coinvolti in politica.
Il Papa affronta poi la questione dei cattolici che abbandonano la Chiesa: «Le persone più vulnerabili al proselitismo aggressivo delle sette, incapaci di resistere agli assalti dell’agnosticismo, del relativismo e del laicismo sono in genere i battezzati non sufficientemente evangelizzati». Per questo Ratzinger, ricordando che «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una persona», invita i vescovi ad «avviare l’attività apostolica come una vera missione» promovendo «un’evangelizzazione metodica e capillare», non risparmiando «sforzi per andare alla ricerca dei cattolici che si sono allontanati e di coloro che conoscono poco o niente Gesù Cristo».
Benedetto XVI richiama inoltre a una «più corretta applicazione» delle norme liturgiche, «con il proposito di restituire alla liturgia il suo carattere sacro». E invita i vescovi a essere «fedeli servitori della parola, senza visioni riduttive né confusioni nella missione» loro affidata: «Non basta osservare la realtà a partire dalla fede – aggiunge – è necessario lavorare con il Vangelo alla mano e ancorati all’autentica eredità della tradizione apostolica, senza interpretazioni motivate da ideologie razionalistiche».
Un ampio paragrafo del discorso è dedicato ai poveri. I richiami del Papa alla centralità della missione evangelizzatrice non significano infatti disimpegno nei confronti degli ultimi: «Se le persone incontrate vivono in una situazione di povertà, bisogna aiutarle come facevano le prime comunità cristiane, praticando la solidarietà perché si sentano veramente amate.

La gente povera delle periferie urbane o della campagna – spiega Benedetto XVI ai vescovi – ha bisogno di sentire la vicinanza della Chiesa, sia nell’aiuto per le necessità più urgenti, sia nella difesa dei suoi diritti e nella promozione comune di una società fondata sulla giustizia e sulla pace. I poveri – ricorda il Papa – sono i destinatari privilegiati del Vangelo».

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