Cronaca locale

Fermati dalla polizia i pusher si dichiarano «parenti d’arte»

Parenti d’arte si potrebbero definire i tre spacciatori di droga fermati dalla polizia. Due sono figli di uno storico trafficante milanese, sempre dentro e fuori dalla patrie galere, il terzo invece le proprie gloriose ascendenze le ha sbandierate ai poliziotti, dichiarandosi «nipote di Renato Vallanzasca».
I primi a finire in manette sono tre trafficanti di cocaina, fermati nei giorni scorsi dagli agenti del commissariato Garibaldi Venezia, coordinati dal vice dirigente Angelo De Simone. Agli investigatori erano giunte diverse segnalazioni circa un certo traffico intorno ai locali di corso Como. Un paio di arresti e saltano fuori i nomi giusti: Gianni e Alex G., di 30 e 25 anni, figli di uno dei trafficanti «storici» di Milano.
Seguendo i due fratelli, e un loro amico, Andrea G., di 27 anni, i poliziotti sono arrivati a un appartamento di Peschiera Borromeo, di proprietà della mamma dei «ragazzi», usato come deposito della droga. Mentre Alex e Andrea rimanevano in strada a bordo di un Renault Kangoo, Gianni saliva per poi scendere dopo un quarto d’ora. Bloccato e perquisito, veniva trovato con 80 grammi di cocaina. Una successiva perquisizione nell’abitazione, usata esclusivamente come deposito dello stupefacente, consentiva di trovare 5 chili e mezzo di droga. Lo stupefacente era nascosto in due confezioni da 3,5 chili: una intatta, una con dentro un paio di chili, segno che un chilo e mezzo era già stato smerciato ai clienti delle discoteche di corso Como, nessun locale però risulta coinvolto, ma anche a modelle e a figli di imprenditori.
Più modesto l’arresto del rampollo Vallanzasca, Adriano P., 22 anni, fermato casualmente da una volante a bordo di una Fiat 500 in compagnia di due amici, Alessandro M. e Andrea S., entrambi di 20 anni. Nell’utilitaria gli agenti trovavano 64 pastiglie di ecstasy mentre altre 345 sono state rinvenute a casa di Adriano P., che per nulla turbato ha mormorato solo: «Io sono il nipote di Vallanzasca». Circostanza comunque tutte da verificare.

Il cognome del padre non corrisponde a quello del «Re della Comasina» e neppure quello della madre, che inizia per G, Se c’è parentela è piuttosto remota, e forse più millantata che reale, per far colpo con un nome che a distanza di tanti anni, nella Milano nera significa ancora qualcosa.

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