La ferocia che nasconde l’uomo qualunque

Laura Novelli

È da qualche anno che Teatrino Clandestino - compagnia di ricerca fiorita nella prolifica terra di Romagna - tiene sveglia la coscienza del suo pubblico prefigurando scenari carichi di inquietudine.
Non tanto per sottolineare la scellerata «mostruosità» di chi questi scenari li abita e li anima, quanto per rammentarci che tutti un giorno, posti in determinate condizioni, potremmo trasformarci in «mostri» efferati.
Dopo il grande successo di Madre e assassina (in tournée anche quest’anno), ora il gruppo bolognese prosegue e amplia la sua indagine sui meccanismi psico-sociali del male con uno spettacolo incentrato sul tema della tortura che, intitolato «Progetto Milgram. L’alba di un torturatore», debutta questa sera in prima nazionale al Palladium nel cartellone di Romaeuropa (festival che lo produce insieme con Temps d’Images ed Emilia Romagna Teatro).
Autori del lavoro sono Pietro Babina (anche regista) e Fiorenza Menni (anche interprete): artefici da sempre di operazioni che propongono un uso estremamente creativo dello spazio, del video, della musica e del corpo (ricordiamo Iliade o il ciclo dedicato a Ibsen).
Ma, al di là della cifra stilistica propria del gruppo, questa nuova creazione non sarebbe mai nata senza il libro che la ispira, Obbedienza all’autorità dello psicologo sociale americano Stanley Milgram.
«Un volume pubblicato nel ’62 - racconta Fiorenza Menni - nel quale si descrivono con perizia di dettagli i risultati degli esperimenti che lo stesso Milgram condusse per indagare la relazione tra autorità e obbedienza prendendo le mosse dal processo contro Adolf Eichmann, il capo dell’organizzazione ferroviaria incaricata di trasportare gli ebrei nei campi di sterminio».
Gli studi di Milgram sono sorprendenti in quanto dimostrano che Eichmann «non era affatto un mostro fuori dall’ordinario bensì un uomo qualunque, un lavoratore che aveva accettato ciò che il contesto gli aveva chiesto, uno che sosteneva di aver fatto semplicemente il proprio dovere».
Nel suo libro, anzi, lo psicologo statunitense sostiene che le persone disposte a compiere atrocità solo perché deresponsabilizzate da qualcuno che glielo ordina sono tante.
«Esse - prosegue l’attrice - non sarebbero quindi una “scarto” della società (basti considerare una madre che uccide il proprio figlio) ma, al contrario, un suo “prodotto”. Di qui il desiderio di teatralizzare questa materia e di lasciarci prendere da ciò che emozionalmente questo significativo testo ci dice».
Al bando, dunque, ogni tentazione narrativa per lasciare spazio a uno spettacolo che coinvolge direttamente il pubblico (questa è una caratteristica essenziale del Teatrino Clandestino) e che punta su intarsi video «non fantasmagorici come quelli di Madre e assassina ma direi proprio emotivi, tesi a restituire l’attualità di un argomento che ci disturba ma che al contempo ci riguarda da vicino».


Il testo su cui poggia questo allestimento è costruito, infatti, su una lunga intervista allo psicologo sociale Adriano Zamparini «nella quale si dice che i soggetti di Milgram in fondo siamo noi: in ognuno di noi c’è un mostro potenziale che prima o poi potrebbe agire».
Repliche domani e sabato. Informazioni al numero 800795525.

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