Ferragamo a Piazza Affari in nome del «made in Italy»

Azioni già tutte prenotate per la prima grande Ipo del 2011: Salvatore Ferragamo, che debutterà in Borsa il 29 giugno. Tocca al gruppo fiorentino tenere alta la bandiera della moda a Piazza Affari, dopo la rinuncia di Moncler, che ha preferito la cessione ai francesi di Eurazeo, e la scelta di Prada di quotarsi a Hong Kong. Due opzioni che gli eredi - in tutto sono 70 - del «calzolaio delle stelle» hanno scartato senza rimpianti: «Siamo stati corteggiati da tanti fondi e private equity - dichiara il presidente Ferruccio Ferragamo - ma noi vogliamo rafforzare la nostra azienda e restarci. Tant’è vero che sul mercato mettiamo soltanto il 25%: non ci serve aumentare il capitale, solo avere un’azienda più strutturata che ci dia maggiori garanzie nel tempo. Quotarci in Cina, poi, ci sembra un controsenso: ne avevamo parlato l’anno scorso, quindi ben prima che altri ci pensassero, ma come potevamo proprio noi, un simbolo del made in Italy, scegliere una piazza straniera solo perché è più di moda? Noi riteniamo nostro dovere restare in Italia».
Con lo stesso spirito, 85 anni fa, suo padre Salvatore aveva lasciato Hollywood, che pure aveva fatto la sua fortuna di emigrante, per tornare in patria e aprire un laboratorio a Firenze, perché solo lì c’erano gli artigiani capaci di fare le scarpe perfette come le voleva lui: e ha avuto ragione. Oggi il marchio Ferragamo, pur mantenendo le calzature come core business, vuol dire anche abbigliamento, accessori, pelletteria e profumi: un successo mondiale, che oggi parla sempre più cinese. «Dei 25 negozi che apriremo quest’anno - ha detto l’ad Michele Norsa -, dieci saranno in Cina: e la proporzione aumenterà ancora a partire dal 2012, quando apriremo trenta boutique all’anno».
L’Asia Pacifico è il mercato più importante per Ferragamo, con il 34,3% dei ricavi, seguita da Europa, Nord America, Giappone, Centro e Sud America. Senza dimenticare l’e-commerce, che sta guadagnando uno spazio sempre maggiore nei progetti del gruppo. L’obiettivo ora è di continuare a crescere più del mercato, come già è avvenuto nel 2010, quando il fatturato di Ferragamo ha segnato più 26,1% contro il +19% della media dei concorrenti. I segnali ci sono, visto che nel primo trimestre di quest’anno i ricavi sono aumentati del 27,5% e l’Ebitda del 43,5% rispetto allo stesso periodo 2010.
Ora sul mercato andranno 38,3 milioni di azioni ordinarie pari al 22,73% del capitale, quota che potrebbe salire al 25% in caso di esercizio integrale della greenshoe. A vendere è l’attuale azionista di riferimento, Ferragamo Finanziaria, holding posseduta pariteticamente dai 6 eredi diretti del fondatore: il 90% dell’offerta è riservata gli investitori istituzionali, il 10% al pubblico.

La forchetta di prezzo è stata individuata tra gli 8 e i 10,5 euro per azione, vale a dire una capitalizzazione di Borsa compresa tra 1,34 e 1,76 miliardi di euro. E la fotografia del gruppo post quotazione vedrà ancora al centro Ferragamo Finanziaria con il 56%, all’11% i membri della famiglia e all’8% Peter Woo, il socio cinese.

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