Si sposta, anche se parzialmente lago della bilancia in consiglio comunale: Bruno Ferrante, capo dellopposizione a palazzo Marino, nominato Alto commissario per la prevenzione della corruzione, trasloca a Roma. E mentre si sposta a sinistra lopposizione, con lentrata in campo del segretario milanese dei comunisti italiani Francesco Rizzati al posto di Ferrante, Giancarlo Pagliarini, ex ministro del Bilancio sotto il primo governo Berlusconi e storico esponente della Lega, ha lasciato il Carroccio ed è entrato ufficialmente venerdì nel gruppo misto del Consiglio.
«Per me si apre una fase di riflessione, anche sul piano umano. Ma i miei orizzonti resteranno milanesi». Con questa frase Ferrante, ex candidato sindaco di Milano, chiudeva la conferenza stampa allindomani della sconfitta elettorale. Alla faccia della coerenza e del rapporto con gli elettori, che il 28 maggio gli avevano accordato il 47 per cento delle preferenze. Ma forse a Ferrante della delusione del suo elettorato importa poco, così come poco importò al Nobel Dario Fo, anche lui in corsa per la poltrona di primo cittadino, che si dimise a pochi giorni dalla formazione del parlamentino, perché - sorpresa - limpegno politico lo avrebbe distolto da quello, per lui più interessante, di uomo di spettacolo. Una defezione simile si registrò una decina di anni fa quando Antonio Di Pietro, candidato sindaco sconfitto e capogruppo dellomonima lista, si dimise da consigliere comunale ai tempi della prima giunta Albertini. Al suo posto, allora, era subentrato un consigliere della medesima lista.
Questa volta Ferrante sarà sostituito da Rizzati dei comunisti italiani. «Da un moderato aperto al dialogo, che ha dato il suo contributo ai lavori del consiglio in questi mesi si passa a un radicale - è il commento di Giulio Gallera, capogruppo di Forza Italia - Adesso il confronto con lopposizione diventerà molto più difficile. Certo che se questi sono gli impegni che prendono con i cittadini, si capisce perché perdono le elezioni». «In bocca al lupo a Bruno Ferrante per lincarico prestigioso» è laugurio di Carlo Fidanza, capogruppo di Alleanza nazionale, che a proposito della nomina dellex prefetto ad Alto commissario per la prevenzione della corruzione, sottolinea il primato di Milano in fatto di trasparenza: «Ferrante avrà pochi rapporti con Milano da questo punto di vista, dato che siamo un esempio di trasparenza in Italia. In unottica politica labbandono di Ferrante rappresenta la sconfitta dellUnione, che fino a poco fa lo aveva "incoronato" vessillo dellalternativa di governo milanese».
Scandalizzato dalla sinistra mossa il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto: «Che il candidato sindaco di Milano bocciato dagli elettori venga recuperato per una carica così delicata come quella di commissario anticorruzione, che per sua natura dovrebbe essere al di sopra delle parti, è il segno della lottizzazione selvaggia praticata dal centrosinistra e dal suo governo. E per fortuna che proprio Prodi aveva invitato a una maggiore etica della coalizione soprattutto in fatto di nomine... ».
Malumori si registrano nella maggioranza anche a proposito della decisione di Giancarlo Pagliarini di abbandonare il Carroccio per motivi politici, cosa che non è certo piaciuta al Senatur: «Se Pagliarini ha deciso di lasciare la Lega Nord - sbotta Umberto Bossi - allora è giusto che lasci anche le cariche politiche ottenute grazie al partito».
Per la maggioranza in consiglio il «cambiamento di quota» non dovrebbe sbilanciare troppo gli equilibri: «Continuerò a votare - rassicura - come ho sempre fatto, esclusivamente sulla base delle mie valutazioni dellinteresse dei cittadini di Milano, indipendentemente da ogni considerazione di partito».
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