Una guida di Ferrara. Ma attenzione: non una piacevole e dotta illustrazione dei monumenti o dei ristoranti che contano in città; piuttosto, un lungo elenco dei «bersagli» che tutti gli anarchici di buona volontà possono colpire. Ce n’è per tutti i gusti sul sito www.informa-azione.info: polizia, carabinieri, tribunale, camera di commercio, partiti, sindacati, giornali, banche e le immancabili agenzie interinali, chiodo fisso del mondo antagonista e dei terroristi della generazione neobrigatista. Per carità, l’agenda che è finita in rete non svela chissà quali dati privati o segreti; è semmai una collezione di numeri telefonici che chiunque potrebbe recuperare sfogliando un vecchio, glorioso elenco del telefono. In più svettano un paio di utenze cellulari, già peraltro pubblicate nel libretto dal titolo wertmulleriano: Ferrara: chi non può scansare i pericoli... li affronti.
Materiale modesto e ordinario. Quel che conta e allarma è però l’idea: mettere in evidenza le istituzioni che sorreggono lo Stato e la società, tutti quei pilastri della convivenza che il mondo anarchico non tollera e vorrebbe spazzare via. Con un’aggravante sul versante della politica: sul sito si trovano non solo i numeri dei partiti, ma anche i nomi e gli incarichi dei vari leader locali. Insomma, almeno in questi casi il bersaglio ha una faccia facilmente identificabile. Altro dettaglio da non sottovalutare è quello degli indirizzi di posta, meticolosamente riportati sotto tutti i nominativi.
La memoria corre alla stagione dei pacchi bomba che qualche anno fa seminarono il panico nel Paese. Ricordate? Nel ’98 tre pacchi vengono spediti all’allora Procuratore aggiunto di Torino Maurizio Laudi con l’intento di ucciderlo; nel 2001, in vista del G8 di Genova, un altro involucro-trappola viene aperto nell’ufficio di Emilio Fede e ferisce la sua segretaria. Gli anarchici sono poco visibili e geneticamente non organizzabili, ma oggi la rete diventa il network che tiene insieme e moltiplica tante esperienze individuali di disagio e protesta. A marzo i «cacciatori di sbirri» entrano in azione a Bologna: in rete compaiono le foto di decine di poliziotti, i «servi della borghesia». Poi la home page del sito svanisce nel nulla, il magma anarchico si sposta verso Treviso e prende di mira il G8 dell’agricoltura: le minacce questa volta portano la firma dei Black bloc. La Procura apre un’inchiesta, l’indagine, come sempre a queste latitudini, si annuncia difficile.
Lo stillicidio delle buste esplosive e degli attentati, magari ai tralicci dell’alta tensione, non si è mai arrestato. Dunque, nessuno sottovaluta la miccia accesa in Internet, l’attacco ai «bersagli pericolosi», il tentativo di creare una sorta di lista nera dei personaggi e delle istituzioni nemiche. A pagina uno, nell’introduzione, gli autori spiegano l’uso possibile del manualetto senza tanti giri di parole: «Queste pagine bianche selezionate si propongono d’aiuto a chiunque, ferrarese o turista, debba scegliere un bersaglio in questa città». Chiaro che più chiaro non si può. «Perché di questo fondamentalmente si tratta - prosegue il testo - di bersagli. Oltre che di pericoli». Che significa nel linguaggio insurrezionalista il termine bersaglio? Basta andare una riga oltre per trovare la soluzione, assai inquietante: «Strutture o uomini di potere, da colpire con la maggior forza e determinazione possibile».
Gli anarchici citano l’uccisione in Grecia, nei mesi scorsi, di un giovane nel corso di una manifestazione e chiudono con un appello senza se e senza ma: «Non ci sarebbero allora motivi per colpire, sfasciare, distruggere e restituire un po’ di quello che quotidianamente ci viene dato? Purtroppo o per fortuna di motivi ce ne sono fin troppi. Il nostro accorato appello è questo: agisci. Se lo vuoi è più facile di quello che credi».
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