«La situazione si è fatta grave, e pure seria» avverte. Così, devessersi detto Giuliano Ferrara, non sarà un Elefantino fra i cristalli, a peggiorarla. Anzi. Se mai, lintento del direttore del Foglio, che ieri ha firmato un editoriale durissimo in prima pagina dal titolo «Caro Cav., un premier non si difende così», pare quello di recuperarli, i cocci, prima che sia tardi.
«Può essere che abbia ragione» Silvio Berlusconi a denunciare un «piano eversivo contro di lui», scrive Ferrara, ma «il problema è che le armi affilate di questa campagna provengono tutte da Berlusconi in persona e dal suo entourage». La prima arma è «una licenziosità di comportamento difficile da classificare». La seconda è «unautodifesa spesso risibile, esposta al ludibrio della stampa italiana e internazionale, difficile da capire nella logica di uno staff compos sui, capace di fare il proprio mestiere». Ed è proprio sulla gestione della difesa, che si concentra lanalisi. Fra gli «imputati» anche lavvocato del premier Niccolò Ghedini per quella frase sull«utilizzatore finale», che lElefantino rosso giudica una «bestialità culturale e civile». «Il presidente del Consiglio dei ministri, per quanto sfolgoranti siano le sue doti anomale di leader di unItalia politica sburocratizzata, inventiva, orgogliosa, liberale, giocosa e un po pazza, non può comportarsi come un deputato di provincia preso con le mani nel vasetto della marmellata», scrive Ferrara, che cita la vicenda di Cosimo Mele. Il rischio è che il Paese si ritrovi a vivere in un clima da «24 luglio permanente», avverte con impietoso riferimento alla vigilia del Gran Consiglio che determinò la caduta di Mussolini.
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