nostro inviato a Istanbul
Senza raggiungere le vette di irriconoscenza dei giornali tedeschi, su tutti la Bild con il titolo «Schumi, il campione degli errori», un sacrosanto interrogativo su Michael Schumacher è giusto averlo: per caso, è un po bollito?
Perché non vi è dubbio: quello visto in Turchia è certamente un campione più simpatico perché più umano e meno perfetto, capace addirittura dintenerire tanto si è rivelato in difficoltà, diviso comera tra la gioia per lamico Massa e la rabbia per se stesso. Schumi sembra come spaesato, come non si capacitasse di quelle mille giovani mosche che gli ronzano attorno, che lo infastidiscono e gli fanno il solletico. Lo Schumi bollito resta il grande campione di sempre ma rivela il suo lato più mascelluto e umano: quello di un uomo che invincibile non è, di un uomo di 37 anni ormai stanco di fare lo Schumi. Forse per questo i suoi sette mondiali ora valgono di più: perché si comprende solo adesso quanto se li sia sudati; a Istanbul e tre settimane fa a Budapest abbiamo avuto la riprova che appena molla un attimo, ecco che gli altri gli sono subito addosso ed ecco che pesano come macigni i suoi 15 anni da superuomo della F1. E da domenica pesano ancora di più, visto che una di quelle mosche talentuose gli si è piazzata in casa: Felipe Massa.
Domani sarà a Monza per provare e sudare; sa che fra due settimane, nel Gp dItalia, dovrà tirare fuori dal cilindro il colpo da maestro, quello che già nel 2000 e nel 2003 gli permise di ribaltare la stagione consegnandogli poi il titolo mondiale; stavolta sarà più difficile. Colpa delle mosche talentuose come Alonso e Raikkonen, colpa degli svarioni che lenorme teutonico ha iniziato a commettere con inquietante generosità. «Ho perso la corsa perché ho sbagliato alla curva otto» ammette infatti Michael e, nel farlo, rivela di essere davvero un poco bollito. Ha parlato di errori più in queste poche settimane che in tutta la carriera. Orgoglio che vacilla. Colpa anche di una nuova consapevolezza: e cioè che la Ferrari guarda al futuro e sta ormai imparando a prescindere da lui. La sua monoposto ordinatamente in fila dietro quella di Massa è parsa cosa fantascientifica agli appassionati della Rossa e figuratevi a lui. Ha incassato con stile, ma col sorriso triste e ha detto che avrebbe chiesto chiarimenti. Resta il fatto che la Ferrari non ha penalizzato Massa perché voleva e vuole rispettare lo sport, perché il precedente di Zeltweg ancor le brucia, soprattutto perché puntava alla doppietta e sapeva che il solito Michael, quello perfetto e col piede pesante, avrebbe rimesso a posto tutto alla seconda sosta. Il solito Schumi sì, quello un poco bollito no.
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