Le Ferrari puntano le Red Bull. Vettel, ancora pole Seconda fila (a oltre 1”) per Alonso e Massa

Due frasi di cui la paternità è certa. Per stile, senso, modo di pensare. La prima: «Certo che il distacco rispetto ai primi è molto rilevante ed è incredibile vedere come in una settimana il quadro sia radicalmente cambiato: probabilmente non eravamo così vicini a Hockenheim e non siamo così lontani adesso». Firmata, Stefano Domenicali, team principal della Ferrari che insegue. La seconda frase: «Credo che più di così non potessimo fare: le Red Bull si sono dimostrate fortissime e il distacco è sicuramente una sorpresa. Detto questo, dobbiamo ricordarci che i leader in entrambi i campionati sono altri e che in griglia li abbiamo alle nostre spalle (le McLaren): il nostro obiettivo è recuperare punti su di loro». Per questo «la partenza sarà molto importante... e poi, alla fine del primo giro, vedremo dove siamo. A quel punto potremo anche decidere se fare una corsa d’attacco oppure gestire la situazione». Sott’inteso: l’obiettivo è andare in testa. Subito. Firmato, Fernando Alonso, pilota, prima guida del Cavallino ma non ditelo a Massa.
Due frasi che vanno subito al nocciolo della questione: probabilmente, al di là delle innegabili meraviglie tecniche studiate dal papà delle bibite volanti, le monoposto energetiche, in gara, con la benza che le inchioda e con certe messe a punto da Gp, non riescono a rendere come in prova. Da qui il festival di pole del tedeschino (ieri la quarta di fila, settima dell’anno) e l’isterico elastico con la Rossa: due millesimi dietro in Germania, oltre un secondo in terra magiara. Non solo. Col senno del poi, forse, il box Red Bull, ad Hockenheim, non aveva lavorato benissimo di sabato.
Quanto all’esternazione di Alonso, è una promessa che sa di avvertimento e persino di minaccia a tutto tondo - per chi non volesse ascoltarla -. Pare rivolta, in primis, ai rivali; e poi - però mica tanto poi - al compagno tormentato. Già, Massa. Dice: «Quando si prende un distacco simile bisogna riflettere... soprattutto su come fanno lavorare loro le gomme (la Bridgestone ha portato mescole supersoft e medie, ndr)». Felipe scatterà dal lato sporco, quarto tempo, seconda fila accanto allo spagnolo terzo: una doppia macchia rossa dietro alle due bibite volanti di Vettel poleman e Webber. Però, se conta tenere sotto controllo - e possibilmente superare - i due oggetti blu motorizzati davanti a loro, conta ancor di più che Felipe non faccia casini. Nel senso: se Fernando dovesse scattare male, vabbé, sarebbero cavoli dell’asturiano, altrimenti niente problemi. Anche perché conta più di tutto che le McLaren leader del mondiale siano entrambe dietro. E dietro devono restare. Certo, una McLaren, quella del lord playboy Jenson Button, è davvero in ritardo, quasi annegata a centro gruppo (11ª); quella però del più veloce e, purtroppo, capolista in campionato, Hamilton, è subito alle spalle di Felipe, su lato pulito e gommato, a soffiargli sul capo. Un capo pieno di pensieri, alcuni belli (pochi) e molti brutti. Quelli belli? Ieri il brasiliano ha esorcizzato la qualifica maledetta dello scorso anno, quando prese una molla in testa e rischiò di morire («durante la sessione non ci ho pensato, ma ora vi posso dire che è bello averla iniziata e finita»).

Molla, va ricordato, persa dalla monoposto di Barrichello. E i pensieri brutti? Le critiche e gli sfottò che il suo Paese gli ha regalato in questi giorni, dopo il sorpasso pilotato di Alonso, dopo che lo spettro del Barrichello gregario (ancora lui) ha deciso di tormentarlo.

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