«Ferrari alla rivincita, ma ci manca Agnelli»

Tony Damascelli

nostro inviato a Scarperia

C’è una Ferrari ferma oltre il traguardo. Schumacher e Massa si abbracciano, Todt e Montezemolo lanciano baci e ricevono applausi dai tifosi. Sogno? No, roba bella nostrana, il Mugello è un frigidaire con tutti gli annessi, tira un’aria da galleria del vento, si cerca un rifugio mentre Luca Cordero fa il brillante in giacchetta e Todt è più rotondo del Bibendum, non aggiungo la marca della gomma perché la Bridgestone metterebbe il muso. Ecco la Ferrari 248 F1, dove la cifra sta a riassumere la cilindrata e il numero dei cilindri. La novità è il presepe dentro il quale viene allestito il tutto, il Mugello, il rombo della macchina là fuori, il brusio curioso dietro le vetrate del media centre. Luca Colajanni che, a parte la propria penalizzante passione interista, deve badare ai capricci dei giornalisti, spiega, testualmente, che non ci sarà nessun «disvelamento». In verità la 248 F1 è parcheggiata a spina di pesce proprio oltre il traguardo della pista, al Mugello, ed è coperta di telo rosso. Dunque lo strip tease avviene, con i fotografi a mucchio e due ali di tifosi che si scaldano, si fa per dire, quando Pepe Massa lancia loro il cappellino della rossa. Qualche attimo prima ci aveva provato, con una specie di Borsalino a tesa larga, anche Jean Todt, vi lascio immaginare la gittata e la traiettoria del copricapo, atterrato appena oltre il jersey in cemento armato, altezza JT. «Bella giornata, emozionante», dice il capo, al secolo Luca di Montezemolo che se non ci fosse bisognerebbe davvero inventarlo. Perché tra messe cantate e illustrazioni tecnologiche quando spunta lui l’atmosfera cambia sul serio, si scherza e si gioca e il Todt di cui sopra è un bersaglio facile: «Forse l’anno scorso ci siamo distratti un po’, forse i piloti, forse il presidente, forse Todt. Ognuno ha le sue distrazioni, Todt appunto è distratto da una cosa per la quale ci si distrae quando si hanno dodici anni».
La Ferrari in pista, che posa per la foto ricordo, è una, okkey. Ma le Ferrari nello spirito diventano due, quella che accarezza il passato e quella che sbircia il futuro. Lo dice chiaramente Montezemolo: «Michael è stato il più grande pilota che io abbia mai incontrato. Ho conosciuto Lauda ma Schumacher è il più forte. E se lo vorrà lo potrà essere almeno per altri due anni. Dipende da lui, dipende dall’uomo, se ha le motivazioni lo farà. Io penso di restare per altri sessant’anni alla Ferrari e fino a quando ci sarò anche Schumacher ci sarà. Così gli altri».
Prima del duemila e sessantasei qualcosa potrebbe accadere. Non è necessario coinvolgere maghi e guardare nel fondo del caffè ma è strano sentire i ferraristi, da Montezemolo in giù, respingere al mittente la domanda sul futuro prossimo venturo, contratti in scadenza, partenze, varie ed eventuali: «Non ci abbiamo ancora pensato e abbiamo un 2006 carico di cose, figuratevi se mi metto a decidere il 2007». «Next question», replica Schumacher a chi pone il quesito da quiz, lascia o raddoppia? Lo stesso Schumi, ed è comprensibile mannaggia, sembra stizzito quando gli viene riproposto il nome di Valentino: «Questa cosa fa piacere a lui e a voi, noi invece siamo concentrati sul lavoro».
Ecco il derby tra il passato e il futuro, tra chi c’è stato, chi c’è e chi ci potrà essere. Da Brawn a Byrne, da Costa a Martinelli a Simon, da Badoer fino ai due piloti ufficiali non si muove foglia sull’argomento. Ma voi potete credere che la Ferrari aspetterà giugno per sapere di che vita vivere? Pensate davvero che una azienda competitiva a livello mondiale non abbia già messo giù i posti a tavola per l’anno prossimo venturo? Se Schumi molla arriva Raikkonen, con il quale ci sarebbe un’opzione, ma radio mercato è spenta, almeno oggi. In verità qualche vento contrario, non proprio ghiacciato, segnala un certo disappunto: insomma l’avvocato si farebbe vedere poco, preso come è da mille impegni tra industria e politica e tutte e due le cose assieme, Todt è impegnato tra scuderia, azienda e quell’articolo di cui sopra che non è affatto terzo, Schumacher fa il capo squadra di anni e di trofei, Massa è piccolo di statura e di esperienza «ma come Zola accanto a Maradona imparerà» ha detto Montezemolo; il resto è la solita aria di festa che avvolge casa-Ferrari all’inizio dell’avventura. Todt e i due piloti ribadiscono la fiducia nella 248 e poi frenano: «Dobbiamo attendere i test degli altri per fare paragoni». Il freddo del Mugello ha fatto cambiare programmi, si chiude la valigia e si va in Spagna, Barcellona per gradire, in attesa di Valencia dove girerà anche Valentino, senza impegno, quindi visita al sultano del Bahrein e poi Jerez, insomma squadra itinerante. Un nuovo sponsor, la Martini, aggiunge un po’ di Italia mentre Montezemolo ribadisce che Fiat non tira fuori nemmeno mezzo centesimo, lo sottolinea due volte il presidente che accenna a Gianni Agnelli: «Del tutto casuale che oggi sia il terzo anniversario della sua morte. Agnelli mi manca molto, manca alla Fiat, manca alla Ferrari».

Non ci sono bottiglie di champagne ma piadine appena calde sì, c’è una strana sensazione davanti ai numeri 5 e 6 che accompagneranno quest’anno la 248. Michael Schumacher ha voglia di riprendersi l’1. Il 46 è di Valentino Rossi. Ho detto Valentino?

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