Ferrovie, Cgil all’attacco su 1.300 esuberi Il gruppo: «Solo mobilità»

Già caldi a causa del braccio di ferro in atto sul contratto di lavoro, i rapporti tra le Ferrovie dello Stato e i sindacati di categoria rischiano ora di diventare incandescenti. Ad accendere la miccia è stata ieri la Filt-Cgil, che ha lanciato l’allarme esuberi: quasi 1.300 lavoratori del settore ferroviario rischiano di perdere il posto entro pochi giorni. Il motivo: la modifica o la soppressione di molti treni a media e lunga percorrenza del “servizio universale“ (finanziato dallo Stato) e l’introduzione, con l’11 dicembre, dell’orario invernale che taglia l’offerta notturna. Immediata la smentita del gruppo guidato da Mauro Moretti: «Non ci sarà alcun esubero in Fs. Il personale delle Ferrovie oggi impiegato nei servizi oggetto di riduzione sarà ricollocato all’interno dell’azienda».
Il processo di mobilità interna dovrebbe dunque riguardare 700 dipendenti delle Fs, di cui 250 macchinisti, 150 capitreno, 150 addetti alla manutenzione, 150 addetti alla circolazione. Il numero di lavoratori coinvolti è abbastanza elevato, e resta da vedere se e come l’azienda riuscirà a redistribuirli considerato che in molti casi si tratta di figure professionali ad alta specificità. La soluzione prospettata dalle Fs è in ogni caso la più indolore: nessun licenziamento, nè cassa integrazione. L’operazione di ricollocamento interno non rientrerà quindi nel perimetro del piano industriale 2011-2015 che prevede un abbattimento dei costi operativi attorno ai 300 milioni di euro.
Ben più delicata appare invece la situazione di chi è occupato nell’indotto. Secondo i calcoli della Filt, gli esuberi saranno 580 per le aziende in appalto (350 nell’accompagnamento notte, 80 nella manutenzione notte, 150 addetti alle pulizie treni notte). Per loro, le Ferrovie non prevedono al momento nessun tipo di paracadute. Difficile peraltro che la situazione possa essere sanata. Il gruppo ha compiuto una precisa scelta industriale, con la decisione di ridurre (o eliminare del tutto) tratte e orari ritenuti non più compatibili con l’obiettivo di rendere i conti più sostenibili e di alzare il livello di competitività. Non a caso, nei giorni scorsi Moretti aveva ricordato che «non possiamo competere se abbiamo un costo del lavoro orario più alto del 40%» rispetto agli altri competitor. Anzi. L’ad della Ferrovie aveva anche mostrato una tabella di confronto realizzata dall’azienda che mostrava come la differenza del costo del lavoro orario sia del 49% a sfavore delle Fs in confronto con la Ntv di Montezemolo e addirittura del 52% rispetto a Rtc.

A questo proposito, Moretti aveva lanciato ai sindacati un ultimatum: «Le Fs attenderanno ancora qualche giorno, poi tireranno le somme sul contratto di lavoro». A novembre Moretti aveva minacciato di disdettare l’attuale contratto in mancanza di un’intesa su un contratto meno oneroso.

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