Ferrovie nel Lazio: per i pendolari occorre una svolta

Se i pendolari che viaggiano sui treni hanno disagi e continueranno ad averne è per le scelte passate e presenti delle Ferrovie dello Stato, che decidono le priorità degli investimenti e dei servizi. Priorità sbagliate.
La stessa anomalia si è ripetuta anche nel Lazio, da decenni non estraneo a queste dinamiche: in sintesi le Ferrovie hanno svolto una specie di funzione di supplenza delle giunte di centrosinistra incapaci di proporre progetti a lungo raggio.
A Roma, con la Giunta Alemanno, le cose stanno iniziando a cambiare. La questione più importante è trovare un punto di incontro tra l’azienda, la politica, i pendolari e le amministrazioni.
Guardandoci intorno: l’«Alta capacità» attraversa la città di Bologna in sotterranea, attraversa Firenze in sotterranea. Roma viene attraversata in superficie tagliando il nodo ferroviario, isolando la Fr2 (Roma-Tivoli) dalla rete del nodo e da Termini. Una non strategia che rappresenta una rigidità, un danno che la giunta Alemanno si è impegnata a risolvere e recuperare.
Roma e il Lazio non devono più pagare il prezzo di scelte minimalistiche e aziendalistiche del gruppo Ferrovie dello Stato, ma questo vale anche a carattere nazionale.
La priorità di Roma e del Lazio è rappresentata dal dare puntualità, regolarità, affidabilità e pulizia ai servizi ferroviari regionali. Se vi sono i pendolari, non per questo possiamo permetterci una politica aziendale “pendolare”.
Ora, c’è il problema che riguarda l’infrastruttura ferroviaria. Tutti i servizi, dall’Alta Capacità a quelli pendolari, sono programmati su una capacità teorica dell’infrastruttura differente da quella reale (vedi l’orario dell’Alta Capacità).
Occorre una scelta innovativa: va abolita la holding delle Fs (controllore e controllato, regolatore e regolato non possono convivere), a maggior ragione perché tra qualche mese si attiveranno i servizi della società concorrente Ntv e gli effetti potrebbero essere devastanti.
Bisogna intervenire anche su questi punti: Rfi, gestore dell’infrastruttura ferroviaria nazionale, deve diventare pubblica per la regolazione, la manutenzione dell’infrastruttura e riguardo agli investimenti; Trenitalia va articolata in due società, una per i servizi a mercato che affronta la competizione e la concorrenza, l’altra come holding leggera per coordinare i servizi regionali e le regionalizzazioni; poi un’Agenzia per la sicurezza. Questo assetto ci avvicinerebbe all’Europa per trasparenza ed efficienza.
Negli ultimi mesi il ministro delle infrastrutture Matteoli ha fatto riferimento ai “nervi” dell’amministratore delegato delle Fs Moretti, il viceministro Castelli ha detto cose molto giuste sulla necessità di avere coraggio nel dire la verità sulla qualità dei servizi dell’Alta Velocità, ora si passi dalla diagnosi alla cura della malattia.


I cittadini di Roma e del Lazio devono sapere che se daranno fiducia a Renata Polverini saranno corretti tutti gli errori del passato e che gli interventi principali da fare riguardano i raddoppi per i pendolari e non le cosiddette gronde merci.
Il governo e gli stessi vertici delle ferrovie statali si ricordino il detto del gruppo Fs: «Orario sbagliato, management cambiato».
(*) Responsabile nazionale del settore Trasporti del Pdl

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