La festa dell’unità di facciata: «Sei comunista», «Voi stupidi»

«Tu hai paura degli elettori». «E tu semini zizzania». «Sei un comunista». «La tua è stupidità». Eccolo, l’ultimo botta e risposta fra Dario Franceschini e Massimo D’Alema, per la serie: poi si domandano perché il giorno dopo gli appelli all’unità tutti, dalla prima all’ultima fila, si son sentiti in diritto di dar fuoco alle polveri e voce agli insulti.
Per carità, non è che l’invito alla coesione fosse parso poi così convinto, sul palco della prima convention del Pd, con Franceschini a rassicurare: «Se vinco voglio i miei avversari in squadra, Bersani per le sue competenze economiche e Marino per quelle scientifiche», che è un po’ come dire vorrei Obama al governo perché gioca bene a basket. E infatti il corpo a corpo generalizzato è iniziato subito, a congresso appena terminato. «Franceschini ha fatto solo un comizio domenicale» ha ringhiato il dalemiano Nicola La Torre, «un comiziaccio» gli ha fatto eco Alfredo Reichlin, «non ci serve una copia di Veltroni» ha rincarato Ugo Sposetti, con pronta risposta dall’altra parte all’urlo di «sarete bravi voi», Fassino velenoso: «Bersani sembrava parlasse a un’assemblea di artigiani» e Marina Sereni allarmista: «Se vince Bersani il 25 ottobre sarà l’ultima volta che gli elettori del Pd saranno chiamati a scegliere il loro leader».
Ieri il fuoco amico è continuato, causando «scosse» in tutta Italia, tanto per usare un termine di conio dalemiano. Tutti si sono accapigliati su tutto. Sulle primarie si-no-forse, stonato adagio degli ultimi giorni, con D’Alema a definirle «un metodo schizofrenico» e le truppe veltronian-franceschiniane a salire sulle barricate, in testa Filippo Penati, che per reazione ora vuole le primarie pure per scegliere i parlamentari. Poi sulla Calabria, perché Marino ha detto che «qualcosa puzza» se Bersani a Catanzaro ha preso 474 voti con 372 iscritti, ma il governatore Agazio Loiero non ha gradito: «Marino smetta di gettare fango su di noi e di calunniarci», subito rintuzzato dal coordinatore della mozione Marino, Michele Meta: «Marino ama la Calabria». Esilarante. Persino su quale insulto usare per attaccare Berlusconi, son riusciti a punzecchiarsi. Bersani: «Franceschini l’ha chiamato “ominicchio”, io l’ho chiamato signor Wolf. Preferisco la mia definizione».
E insomma trattasi di lotta fratricida, non si faranno prigionieri qui. Il pessimo quadro lo ha dipinto ieri uno sconcertato Marco Follini: «La dirigenza del partito che spara sul quartier generale. Che io ricordi accadeva solo nella Cina di Mao». Come andrà a finire lo ha lasciato intendere Francesco Rutelli: «Se il partito non nascerà alle primarie dovremo ragionare con tutte le persone su cosa fare in Italia».
Così, nel bel mezzo dello scontro, hanno causato non poca ilarità generale almeno un paio di dichiarazioni. La profezia di Marino: «Questi dirigenti verranno spazzati via dalla storia perché il mondo è cambiato», come se il problema non lo riguardasse. E l’accusa allo stesso Marino di Giorgio Merlo: «L’antipolitica sponsorizzata a piene mani da Marino può essere la scintilla che fa scoccare la divisione del Pd», come se la divisione non fosse già faglia geologica e per ben altre cause.
Ma il libro più istruttivo è stato quello che hanno aperto D’Alema e Franceschini. Intervistato dal blogger Diego Bianchi, in arte Zoro, il líder Maximo ha parlato a nuora Dario perché suocera Walter intendesse. «Il Pci sì, era un partito serio», mica come questo «contenitore di buoni sentimenti» che è il Pd. Franceschini? Subito liquidato: «Che ce l’abbia con D’Alema è chiaro. Adesso dovrebbe dire qualcosa al Paese». Che non sia, come è stato, che adotterà la linea dell’intransigenza contro il governo: «Vuole un’opposizione dura? Poteva farla - sibila D’Alema -. Chi gliel’ha impedito? Non si fa così, non è che viene lì a protestare». Che poi: «Le critiche che mi arrivano dal partito sono curiosamente analoghe a quelle del centrodestra» nota l’ex premier. Solo che «la destra tira contro gli avversari più pericolosi. A sinistra lo si fa per stupidità». Tiè. Franceschini più ascoltava più s’inviperiva, e così nemmeno il tempo di dettare una replica alle agenzie, s’è preso, e s’è catapultato su Twitter: «D’Alema è fantastico! Dice che se verrò eletto io gli iscritti se ne andranno dal Pd. Io rispondo che non è vero e lui dice che lo attacco». Poi, nell’intervista tripla con Bersani e Marino che Le Iene manderanno in onda stasera, è stato feroce. Cosa non le piace di Bersani? «D’Alema». D’Alema c’entra con le dimissioni di Veltroni? «C’entra, c’entra».


Non a caso, ieri toccava vedere su un quotidiano amico come il francese Le Monde la vignetta di Ségolène Royal che dice: «La sinistra italiana ci interessa molto», e Silvio Berlusconi che chiede: «In quanto specie in via di estinzione?».

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