La festa di Formigoni: «Nonostante i giudici»

Folla che fa festa e bandiere fino a notte fonda. L’aveva detto Roberto Formigoni, prima di sera, nel cuore del Pirellone quando le schede scrutinate non erano nemmeno un terzo, ma la sua «quarta vittoria consecutiva» non era già più in dubbio. «Vorrà dire che prima festeggeremo l’elezione e da mezzanotte in poi il mio compleanno». L’appuntamento era già stato fissato all’hotel Marriott in via Washington. I sondaggi consentivano un certo ottimismo. Ma i risultati per Roberto Formigoni e per il centrodestra sono andati anche al di là delle attese. Festa grande, dunque, con elettori, consiglieri e sostenitori. Con Formigoni che sciolta finalmente una tensione accumulata in settimane di durissima campagna elettorale e riesce a scherzare anche sull’abbigliamento prima di una diretta tivù. Giacca in velluto nero con righine bianche, jeans grigi e sneaker. «Dopo avervi fatto vedere le giacche arancio dell’Expo e quelle rosse delle serate di gala, anche oggi vi ho spiazzato - sorride -. Con questo look mondrianesco che ha mandato in tilt anche le mie collaboratrici. Ma dove lo trovate un presidente migliore?».
Buonumore incrinato solo dal ricordo del pasticcio delle liste. Un rospo che Formigoni non ha ancora mandato giù. «La Corte d’appello di Milano ha cercato di danneggiarci in tutti i modi con una sentenza proditoria». E il riferimento è ovviamente alla prima decisione dei magistrati di escludere la lista di Formigoni per irregolarità. «Sono andati in giro per giorni a dire che i nostri dirigenti erano degli incapaci. Chiaro che i nostri elettori possano essere rimasti disorientati. E, infatti, gli astenuti qui sono stati il tre per cento in più rispetto al Veneto».
I risultati, ancora non definitivi a Milano città, danno il Pdl oltre il 36 per cento, il Pd oltre il 26 per cento, la Lega vicina al 14,5, l’Idv al 7,6. Significativo anche il 3,23 per cento del Movimento Beppe Grillo che supera Sinistra Ecologia Libertà (2,91) e Udc (2,89). Lontanissimo, dunque, il sorpasso della Lega sul Pdl (come invece è successo nel Veneto), con Ignazio la Russa che ha vinto la scommessa e potrà evitare di mangiarsi un asino vivo. «Ma la Lega è un nostro alleato - ribatte Formigoni -. E io gioisco per loro. Insieme facciamo avanzare tutto il centrodestra». Un risultato che consentirà a lui di guidare la Lombardia per altri cinque anni e al governo nazionale di avere maggiore «stabilità», potendosi «dedicare a riforme indispensabili per la vita del Paese». Come quella partita proprio dalla Lombardia. «Il federalismo fiscale - ci tiene a ricordare il governatore - lo abbiamo lanciato da qui». L’altro dato politico, secondo Formigoni, è che «non c’è più spazio per la sinistra. Con la sinistra-sinistra di Vittorio Agnoletto, l’ex portavoce dei no-global e quella dei «grillini» che non avendo superato il 3 per cento non entrerà nemmeno al Pirellone. «Un centrodestra più forte farà la politica che piace ai nostri cittadini» commenta Formigoni e Andrea Gibelli, leghista e vicepresidente in pectore della Regione, ha sottolineato che «il rapporto con il Pdl cambia» perché «il, risultato ci investe di grande responsabilità e ne terremo conto».
«Questo - le parole a caldo del coordinatore regionale del Pdl Guido Podestà - è un risultato che ci premia. Soprattutto rispetto a quello di cinque anni fa quando eravamo al di sotto del 54 per cento, ma alleati con l’Udc. Quindi vuol dire che si è recuperata la mancanza del partito di Casini e anzi abbiamo guadagnato ulteriore spazio».
Ma il neo, secondo Formigoni, è Milano. Che «insieme a Mantova è uno dei punti di debolezza del Pdl in Lombardia». Mentre Filippo Penati, a scrutinio non ancora terminato, fa il bel gesto all’americana di telefonare per ammettere la sconfitta. «Cosa gli ho detto? Bravo Filippo - racconta Formigoni - così si fa». E Penati, nonostante i tanti punti di distacco, parla di «un risultato molto favorevole. Dopo 15 anni di governo della destra, i milanesi bocciano la Moratti e Formigoni non supera il 50 per cento». Lanciando già la volata per la poltrona di sindaco in palio tra appena un anno. Immediata la reazione di Riccardo De Corato. «Ma Penati - attacca il vicesindaco - di che parla? Vada a guardare i risultati di Sarfatti cinque anni fa. Era uno sconosciuto e prese sei punti più di lui.

Prese il 47 per cento, lui è al 41. Basta chiacchiere, a Milano il Pdl ha fatto il miglior risultato della Lombardia e uno dei migliori in Italia. Penati dice che ha vinto? Io dico che Penati ha le traveggole. Torni coi piedi per terra».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica