«LAnpi siamo (anche) noi» firmato precari, ribelli, occupanti, studenti, No Tav e No Tem. Dietro allo striscione sollevato sul sagrato in piazza Duomo si accende un fumogeno quando sul palco del 25 aprile comincia a parlare Carlo Smuraglia. Il presidente nazionale dellassociazione nazionale dei partigiani, «reo» di aver criticato qualche settimana fa lincursione degli antagonisti No Tav a Palazzo Marino. E di aver invitato alle celebrazioni ieri esponenti istituzionali considerati «simpatizzanti dei gruppi di estrema destra». Come il presidente della Provincia Guido Podestà, che torna a sfidare fischi e insulti, meno del solito in corteo da corso Venezia al Duomo, ma i contestatori si scatenano quando parla dal palco. Non basta lappello alla condivisione del presidente Giorgio Napolitano: alla festa della Liberazione a Milano i rappresentanti del Pdl si prendono ancora gli insulti. Ovazioni e applausi per il sindaco Pisapia e la leader della Cgil Susanna Camusso.
Mentre Podestà sfila con la Brigata Ebraica qualche ex sessantottina gli sfila accanto con cartelli ingiuriosi. In corso Vittorio Emanuele si uniscono una ventina di persone, sono insulti e fischi. Dal palco porta fino in fondo il discorso anche se è coperto dai fischi e dal grido «fascista». Con la Pd Barbara Pollastrini a pochi metri che ironizza sulla lunghezza del discorso («più parla più lo fischiano, lo fa apposta»). «Cè sempre un piccolo gruppo di intolleranti che non comprende il valore della democrazia» commenta Podestà. Fischi anche allassessore regionale Domenico Zambetti quando prende la parola e porta il saluto del governatore Roberto Formigoni.
«Ti è andata abbastanza bene» scherza Giuliano Pisapia quando Podestà a fine corteo arriva in piazza. Per evitare le polemiche dello scorso dicembre, quando lesponente Pdl fu contestato in piazza Fontana, questa volta il sindaco fa «un appello» preventivo, «le contestazioni non servono a nulla Fermo restando che cè stato in passato chi ha lottato per la libertà e chi invece per difendere la dittatura» e riconoscendo «chi era dalla parte giusta e chi dalla parte sbagliata», adesso «bisogna guardare avanti, e la coesione sociale è un presupposto necessario per dare un futuro al Paese». Nel primo 25 aprile con la fascia tricolore si gode gli applausi e sogna «una nuova liberazione». Strette di mano e gli abbracci dei «compagni» in corteo. Sul palco il suo discorso è quasi un comizio. «É tempo di una nuova rivoluzione morale» attacca, il 25 aprile «non può essere solo corone di alloro e sventolio di bandiere» bisogna «guardare al futuro perchè cambiare si può, un mondo migliore è possibile. Abbiamo sentito un anno fa la voglia di una Milano e unItalia nuova, il cambiamento è già iniziato e sta noi portarlo a termine». Siamo qui, incalza, «per dire che la nostra Repubblica non può accettare che il Mediterraneo sia una tomba, un mare di morti, di chi è costretto a fuggire dalla miseria e dalla guerra», una società «in cui chi è ricco sarà sempre più ricco e chi è povero sempre più povero». Pisapia scalda i 16mila in piazza Duomo, «abbiamo nostalgia di unuguaglianza troppo spesso dimenticata, fame di buona politica, onestà, legalità». Facciamo liberazione prosegue «quando difendiamo la parità di genere fuori e dentro le istituzioni, il diritto alla casa per tutti». A Milano i centri sociali lo hanno preso sul serio questo diritto, a modo loro, occupando anche le palazzine dellAler rimaste vuote troppo a lungo. «É tempo di una rivoluzione morale - e conclude con le parole dellex presidente Sandro Pertini - ora e sempre, Resistenza».
«Massima solidarietà» a Zambetti e Podestà dal governatore Formigoni, «gli insulti dimostrano la falsità e meschinità di chi li ha lanciati», la Resistenza «non è stata affatto rossa come costoro continuano a pensare, i cattolici e i liberali sono stati autentici protagonisti della battaglia per la libertà». Il comportamento dei contestatori «è la dimostrazione ennesima dell'odio che nutre questa sinistra irresponsabile».
In corteo sfilano le bandiere del Che Guevara, della Cgil, le t-shirt con gli slogan No Tav («fuori le truppe dalla Val Susa»), gli extracomunitari chiedono «la liberazione dei migranti dai Cie». E il Leoncavallo spa lancia slogan e fa affari: il listino prezzi mette la birra a 2 euro, acqua a 0,50, snack 2 euro. Dimenticarsi lo scontrino.
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