
I sindaci (e tante, buon segno, donne) ma tutti emozionatissimi per la fascia tricolore indossata nel dì di festa, le divise da cerimonia che i militari mettono fieri in una data speciale, onorevoli e politici che per un giorno sembrano meno importanti e più sfaccendati degli altri che orgogliosi esibiscono il loro lavoro. Lo scienziato di fama che con il suo eterno maglioncino bianco ha cambiato la storia della farmacologia. E poi il direttore di giornali che sfinito dal carico di decenni di notizie, siede accasciato ed è ancora costretto a qualche selfie. Segno che perfino per la carta stampata c'è speranza, gli infermieri del team che hanno salvato la vita al poliziotto accoltellato Christian Di Martino e sul palco riceveranno l'onorificenza concessa dal presidente della Repubblica. Difficile raccontare il volto così grato di persone che tutti noi dovremmo sempre guardare con infinita gratitudine. Il generale che era a Kabul e anche lui salirà su quel palco, il presidente del Policlinico che racconta di come presto aprirà i nuovi tecnologici e verdi padiglioni disegnati dall'archistar, il grande manager di Stato che tanto ha fatto e ancora qualcosa vuol fare per Milano. Età permettendo.
Poliziotti, comandante, anzi comandanti dei Carabinieri, della Guardia di finanza e dell'Esercito pronti a ricevere il nuovo diploma. La banda dell'Arma che suona l'Inno, il prefetto Claudio Sgaraglia. Il 2 giugno nei giardini della prefettura. Sobria e operosa nel rito di Ambrogio, «Vivete bene e muterete i tempi». Milano.