da Cannes
Chi vede disprezzo nell'esclusione di film italiani dal concorso del Festival di Cannes, che si apre oggi, ricordi che qui un film francese non vince dal 1987; che uno italiano ha vinto nel 2001 e che nel 2006 due film italiani concorrevano; che in media, dal 1987, la produzione italiana è da un quinto a un terzo di quella francese. E ora concorre una coproduzione franco-italiana, Une vieille maîtresse di Catherine Breillat, con Asia Argento, protagonista anche di altri due film del Festival: il francese Cancello d'imbarco di Olivier Assayas e l'italiano Go go Tales di Abel Ferrara, entrambi fuori concorso. Allo stesso modo - solo con una coproduzione - concorre la Cina con My Blueberry Nights di Wong Kar-wai, sebbene essa produca tre/quattro volte più film dell'Italia e vanti una raffica di premi impressionante nei grossi Festival.
Stride solo che in un'edizione più autocelebrativa del solito (pretesto: è la sessantesima), il Festival di Cannes manchi di un competitore italiano, quando la nostra cinematografia, con quella americana e quella francese, vi ha tanto contribuito. Almeno quanto ne ha tratto vantaggio: senza Cannes, infatti, Antonioni, Fellini, Visconti, Risi, Scola e Moretti sarebbero cari solo agli italiani. Comunque grossi e meno grossi Festival italiani hanno una parassitaria propensione a sfruttare quello di Cannes per propagandare loro stessi: in questi giorni sulla Croisette si succederanno conferenze stampa della prossima Mostra di Venezia e del Torino Film Festival.
Dopo tanti film politici, alcuni dei quali premiati dalla palma d'oro, Cannes schiera in concorso vicende prevalentemente intimiste. Diretto dal regista che l'anno scorso presiedeva la giuria che ha premiò il film di Ken Loach, My Blueberry Nights («Le mie notti di mirtillo») è un film di viaggio per gli Stati Uniti di una donna (Norah Jones) che incontra personaggi qualunque, interpretati da Jude Law, David Strathairn e Rachel Weisz. Questioni sociali e personali, aborto incluso, nell'altro film in concorso oggi, il romeno 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni di Cristian Mungiu.
Domani seguirà, sempre in concorso, l'esordio al Festival di David Fincher, che con The Fight aveva già partecipato alla Mostra di Venezia. Ora egli presenta Zodiac, due ore e quaranta ispirate a una reale vicenda, già all'origine di The Zodiac Killer di Uli Lommel (2004).
Nel primo film fuori concorso della selezione principale, Triangolo, si coalizzano Johnnie To, Tsui Hark e Ringo Lam, specialisti del cinema d'azione hongkonghese. Molto meno movimentato si profila il film del taiwanese Hou Hsiao Hsien, una produzione francese (anzi, una produzione festivaliera) intitolata Il viaggio del pallone rosso, ispirata al Pallone rosso di Albert Lamorisse, (presentato al Festival di Cannes del 1956), classico che sarà riproposto qui nella rassegna parallela «Quinzaine des réalisateurs». Sempre domani, Sergio Castellitto terrà la «lezione d'attore».
E il grande pubblico? Quello italiano vedrà Zodiac, nelle sale da dopodomani, ma anche altri film, che non arriveranno solo nei cinema d'essai, sono in cartellone a Cannes: dopodomani No Country for Old Men («Non è un paese per vecchi») dei fratelli Coen, dal romanzo di Cormac Mc Carthy, con Tommy Lee Jones (in concorso); sabato Sicko, documentario sulla malasanità negli Stati Uniti di Michael Moore (fuori concorso); lunedì, A Mighty Heart («Un grande cuore») di Michael Winterbottom, con Angelina Jolie e Dan Futterman, sull'assassinio del giornalista Daniel Pearl in Pakistan (fuori concorso); martedì, Death Proof («Prova di morte») di Quentin Tarantino, con Kurt Russell (in concorso); giovedì, Ocean's 13 («I tredici di Ocean») di Steven Soderbergh (fuori concorso). Parafrasando il titolo dei Coen, non è un festival solo per critici.
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