Cronache

Il Festival di Sanremo fa girare anche la roulette

Il Festival di Sanremo fa girare anche la roulette

Se la roulette del Festival sta girando alla grande, a Sanremo c’è un’altra roulette che soprattutto in questi giorni fa saltare la sua pallina più che mai. È quella del Casinò che, complice la magia della gara canora più canora d’Italia, fa salire gli incassi giorno dopo giorno. Una tendenza, quella della casa da gioco ponentina che in realtà va avanti da qualche mese, quattro per la precisione. Ma è un fatto che da venerdì 23 febbraio, grazie all’afflusso di persone arrivare in città per seguire la kermesse e gli eventi collaterali del «Sanremoff», le sale dei giochi tradizionali, ma anche dello slot machines hanno registrato un’ottima affluenza di giocatori. Il che ha consentito a chi tiene i conti di chiudere il mese di febbraio con un incasso di 7.021.000 euro con un surplus rispetto allo stesso periodo del 2006 pari al 16 per cento.
«Con mirate iniziative di marketing, finalizzate ad incentivare l'interesse verso le slot machines e i giochi americani della Sala Liberty - ha detto il notaio Gianni Donetti, vicepresidente di Casinò Spa, società che gestisce il Casino di Sanremo - la società Casinò Spa ha voluto potenziare l'effetto Festival, muovendosi in sinergie con gli eventi cittadini, ma non solo. È stata accolta positivamente la presenza del Casinò alla Bit di Milano, nello stand della Regione Liguria, dove ha funzionato una Fair Roulette, incuriosendo i giovani. Proprio al nuovo target di giocatori, tra i 30 e i 45 anni, che sta apprezzando la nostra sala Liberty e l'Holdem Poker, questa variante del gioco classico in cui i giocatori si fronteggiano direttamente, è dedicata molta attenzione. Sono giocatori che hanno una nuova cultura del gioco, considerato in una chiave di lettura completamente ludica, che amano il rischio, ma senza eccedere».
Senza eccedere. Un’espressione che pare sia stata accantonata dal pubblico dell’Ariston, quello fortunato, destinato ad entrare in sala. Ecco il look tipo: tacco alto, vestito scollato e cappotto lungo per lei, con lustrini e paillettes in vista; abito antracite, cravatta, cappotto scuro e sciarpa lucida per lui. Di rigore, poi, l’ingresso in coppia, con l’unica comune voglia: quella di farsi notare, a tutti i costi. E poco importa se la signora raccoglie qualche commento di troppo per un paio di rumorosi tacchi a spillo oro, con succinta gonna di velluto scuro e giacca a vento bordeaux. Il tutto guarnito da capelli biondo tinto con tanto di «ricrescita». L'importante è apparire.
L'età media dello spettatore tipo fluttua tra i 40 e i 50 anni. C'è poi il giovane trentenne dal look trendy «trasandato con cura» - jeans griffati, strappati e usurati al posto giusto, camicia a strisce fuori dai pantaloni e giacca vintage - e il settantenne un po’ nostalgico che non rinuncia al papillon e al vestito di raso. Ma c'è pure chi entra a teatro disinvolto con indosso gli abiti indossati al mattino per andare al lavoro.
Per quanto riguarda la provenienza, c'è chi, come Salvatore e Lucina, di Pomezia, è al quarantesimo Festival e chi, come Genco Russo è partito dalla Sicilia per portare l'anziana mamma a vedere Pippo Baudo dal vivo. Fuori dall'Ariston una lunga transenna, presidiata da un piccolo esercito di agenti e militari, divide gli spettatori di «prima» classe da quelli di «seconda».

Quelli che enrtano e quelli che restano fuori.

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