Il festival terzomondista Il Lido di Venezia premia le bugie sui clandestini

Il festival del buonismo cinematografico ha colpito ancora. Invece di Polanski la giuria premia Crialese. A Sokurov il Leone d'oro

Il festival terzomondista 
Il Lido di Venezia premia  
le bugie sui clandestini

Fuori Polanski e dentro Crialese. Viene da stropicciarsi gli occhi. Da darsi dei pizzicotti. Le giurie dei festival sono proprio un mondo a parte. E non vanno prese sul serio come all’inizio, chissà se intravedendo il mezzo disastro finale, aveva ammonito lo stesso presidente Darren Aronofsky. Perfettamente allineata alle mode, la giuria della 68ª Mostra di Venezia cancella dai premi il film che è di gran lunga maggiormente piaciuto e arruola uno dei più scadenti della rassegna.

In quello escluso si dissacrava la borghesia politically correct. In quello promosso a sorpresa si accolgono i clandestini e si mettono tra i cattivi i funzionari dello Stato, con l’aggravante di mistificare le leggi sull’immigrazione, raccontando mezze verità. Il tutto spruzzato da quel folklore mediterraneo che fa sempre colpo sugli americani (due giurati su sette).

L’assegnazione del Leone d’oro a Faust di Aleksandr Sokurov, «opera-mondo» con grandi citazioni pittoriche in cui il protagonista del capolavoro di Goethe cerca soddisfazione alla sua sete di conoscenza, era invece annunciata. In un momento di smarrimento globale, che alla disillusione della politica aggiunge anche quella del benessere del capitalismo, il cinema batte strade apocalittiche o esistenziali.

Questo orientamento si era già visto a Cannes con la Palma d’oro attribuita al complesso e poetico The Tree of Life di Terrence Malick. Ora, con la vittoria di Sokurov questa tendenza si consolida. In un certo senso, la fine del minimalismo va salutata con sollievo. Ma va anche detto in anticipo che il botteghino non ne trarrà giovamento. Ineccepibili invece i premi agli attori. Una spanna su tutti sia Michael Fassbender nel ruolo di un erotomane alla deriva nella New York desolata di Shame di Steve McQueen, sia Deanie Ip, straordinaria nel rendere la semplicità vincente della tata cinese di A Simple Life.

Tuttavia, veti morali o no per Polanski imposti da qualcuno dei giurati (come si sussurra in queste ore), ciò che fa e farà più discutere è la stupefacente esclusione proprio di Carnage (distribuito da Medusa, già premiata qui lo scorso anno) e l’altrettanto lunare assegnazione del Premio speciale della giuria a Terraferma di Crialese, realizzato col contributo della Direzione Generale per il Cinema del Mibac, nonché prodotto e distribuito da Raicinema, calata in forze al Lido. Sarà contento anche il ministro Galan. Ovviamente, le scelte del gruppo di cineasti chiamati da Müller non sono sindacabili.

Ma, escludendo anche il pulp di Friedkin e il giallo politico di Clooney, a ben guardare i giurati hanno distribuito i premi tra le pellicole più noiose. Ed è un verdetto che non rende giustizia al cartellone proposto dalla Biennale.

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