
«Buon manager, milanese doc, con una visione della città nei prossimi 50 anni, fortemente ancorato all'area moderata e ai valori europeisti». In sintesi: «Dobbiamo candidare un manager a cui ognuno di noi affiderebbe la propria impresa da gestire». Identikit del candidato sindaco del centrodestra per riconquistare Milano secondo il coordinatore regionale di Forza Italia. Il presidente FdI Ignazio La Russa ha lanciato il nome del leader di Noi Moderati Maurizio Lupi e ha sostenuto che «serve un politico». Dopo l'alt del segretario Fi Antonio Tajani, Sorte ribadisce che «Lupi è una persona in gamba e capace, non diremo mai una parola contro, ma siamo convinti che dobbiamo puntare su un civico perchè se politicizziamo il voto a Milano abbiamo più difficoltà». Dopo di lui, ieri alla kermesse di Fi «Milano torna al centro della scena» che ha acceso i motori della campagna per il 2027, anche gli ex sindaci Gabriele Albertini e Letizia Moratti - che escludono di rimettersi in pista in prima persona ma stanno gestendo il «Tavolo Milano» che produrrà il programma e il nome che Fi metterà sul tavolo degli alleati -, ribadiscono che a Milano «serve un civico, con un profilo manageriale». Tutto «il rispetto per i professionisti della politica, che hanno qualità e anche più notorietà, ma nella capitale dell'imprenditoria serve una che si metta al servizio venendo da esperienze professionali ed economiche» secondo Albertini.
Sorte cita un sondaggio che vede il centrosinistra «in calo di 10 punti rispetto alle Europee, paga il cattivo governo della città che invece era stata un traino in passato». Sul palco il coordinatore cittadino Cristina Rossello e provinciale Graziano Musella, esponenti comunali e regionali (da Alessandro De Chirico a Luca Bernardo, Gianluca Comazzi, Giulio Gallera), la senatrice Licia Ronzulli, i sottosegretari Matteo Perego di Cremnago - entrato nel toto nomi anche se è un politico - e Alberto Barachini, Paolo Berlusconi. Ma tra i primi sul palco ci sono la vicepresidente di Azione Giulia Pastorella, capogruppo dei «Riformisti per Sala», e l'ex assessore di Albertini ed esponente di Italia Viva Sergio Scalpelli. Prove di dialogo (in stadio avanzato?). Giorni fa Carlo Calenda ha avvertito il Pd: «A Milano potremmo correre con un nostro nome». O a fianco del centrodestra. Pastorella afferma che Azione «non è ideologica e non è schierata per forza in un blocco o nell'altro. Possiamo e dobbiamo dialogare con chi ha la nostra idea di città. La partita si gioca al centro, sposterà e farà vincere uno o l'altro schieramento, in questo senso siamo corteggiati, sappiamo di essere determinanti e useremo questo peso per orientare la scelta dei candidati e influire sugli equilibri». Azione ad esempio non aveva sostenuto il Pd Pierfrancesco Majorino alle scorse Regionali, ora è tra i nomi in pole per Milano e «sicuramente le perplessità restano» dice Pastorella. Che sposa l'ipotesi civico.
Fi apre le porte a liberali, riformisti e anche ai progressisti. «Non vogliamo solo vincere ma aprire una nuova stagione del centrodestra che sarà un faro per tutte le altre amministrazioni - spiega Sorte -. Per vincere bisogna allargare il perimetro della coalizione, dialogando con quelle forze nuove e meno nuove, che eravamo riusciti a intercettare nel passato: riformisti, liberali, arrivo a dire anche una parte dei progressisti milanesI. Guardate quanto stanno soffrendo i riformisti Pd con un partito che si è spostato a sinistra e al traino dei 5 Stelle, Bonelli e Fratoianni. E Renzi è andato a sinistra, credo che tanti di Iv e Azione non si sposteranno. Fi è la casa de moderati, li aspettiamo da noi». Per Moratti «Milano ha bisogno di una svolta, non può più avere un'amministrazione stanca, appannata e lontana dai problemi della gente. Non può più avere un sindaco assente che non ama Milano. In campagna rivendichiamo con più forza che taglia i nastri di opere nate grazie a noi e i 9 milioni di turisti sono frutto di Expo.
Allarghiamo i confini della coalizione a liberali e riformisti, troveremo le formule». Sul palco anche Simone Crolla, managing director di AmCham Italy, la Camera di Commercio Usa in Italia. Alla scorsa tornata era nella rosa dei «papabili».
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