Fiamm e la soluzione delle «batterie al sale»

Per realizzare il sogno di ridurre i consumi di energia prodotta con i combustibili fossili e sostituirla con energia pulita non basta la volontà ma servono anche tecnologie. Questa consapevolezza si è fatta largo negli anni in Fiamm, uno dei produttori più noti di batterie. Un esponente di un settore che è da sempre un attore del mondo dell'energia, ma che finora è stato scarsamente identificato come un protagonista del «green». Eppure gli accumulatori, o batterie, possono giocare un ruolo imprescindibile nella realizzazione di sistemi di produzione e distribuzione di energie rinnovabili. «Il problema di queste fonti - sottolinea Nicola Cosciani, direttore sviluppo strategico di Fiamm Group - è che la loro capacità di erogazione energetica è imprevedibile e spesso asincrona rispetto alle necessità di consumo».
La potenza sviluppata dai generatori solari o eolici, in altre parole, è largamente dipendente dallo stato del vento o dell'irraggiamento solare, funzioni di situazioni climatiche in parte non predittibili e dell'alternanza fra il giorno e la notte. «È per questo motivo - continua Cosciani - che negli ultimi anni si è sentito sempre di più parlare di smart grid, reti di trasporto dell'elettricità in grado di incanalare in modo intelligente e automatico quantitativi di energia prodotta da rinnovabili da una parta all'altra nella speranza di riuscire a garantire sempre i fabbisogni locali». Laddove si inizia a parlare di gestione e controllo dei flussi di energia, ecco che il mondo delle batterie inizia a poter dire la sua. Gli accumulatori di elettricità sono il mezzo in grado di permettere lo stoccaggio dell'energia prodotta e il suo rilascio nel momento in cui un sistema di generazione non garantisce più (o non lo fa in modo sufficiente) l'erogazione. «Il problema - spiega Cosciani - è che questa tecnologia, che esiste da 150 anni, non si è evoluta allo stesso ritmo di altre. Ora, le batterie al piombo (quelle più utilizzate a scopo di back-up di energia, ndr) occupano molto spazio, sono pesanti, richiedono manutenzione e sono sensibili alle temperature esterne. Tutti sperimentano che le batterie di questo tipo si ammalano d'estate e muoiono d'inverno. Sensibili al bisogno di ridurre i consumi e di disporre di sistemi di compensazione che siano allo stesso tempo efficienti e puliti, negli ultimi anni Fiamm ha cercato di selezionare una tecnologia in grado di soddisfare tali requisiti. La scelta è caduta sulle batteria al sodio cloruro di nickel». Prima Fiamm ha iniziato a lavorare con uno dei pochi produttori di questi accumulatori, la svizzera Mes-Dea, recentemente ha acquisito il 100% della società Fz Sonick che avevamo creato in joint-venture.
Gli accumulatori al sodio cloruro di nickel - detti anche «batterie al sale» - hanno, tra le caratteristiche principali, l'utilizzo di una materia prima largamente disponibile (il sale comune), l'uso di componenti riciclabili, l'estrema affidabilità e l'assenza di manutenzione. «I materiali utilizzati nella loro fabbricazione - assicura Cosciani - sono riciclabili. Sono prodotti a impatto zero. Le reazioni elettrochimiche che avvengono in queste batterie a circa 270 gradi centigradi sono insensibili alle temperature esterne e non causano corrosioni». Le «batterie al sale» vengono già utilizzate da anni nei veicoli elettrici, e in particolare nelle flotte di mezzi di trasporto pubblici. Non sono invece impiegate in altri tipi di auto, come quelle ibride, in quando sono necessarie prestazioni che solo la tecnologia al litio - che invece è meno matura, è più costosa e non è a impatto zero - è in grado di offrire. «Fiamm - conclude il manager - si è impegnata per l'impiego delle batterie al sale anche in altri settori, e in particolari in quelli che utilizzano impianti “outdoor” in cui può venire a mancare la fornitura di elettricità dalla rete. Pensiamo, per esempio, ai ripetitori telefonici.

Oggi questi dispongono di ingombranti gruppi di continuità con batterie al piombo raffreddati con aria condizionata. Oppure pensiamo alle società di produzione e distribuzione elettrica, o a qualunque altro soggetto che intenda autogenerare energia pulita, da consumare in loco o da cedere in parte all'esterno».

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