Danni strutturali non ce ne sono stati. L'intento dei due sconosciuti incappucciati che ieri all'alba hanno fatto irruzione nella sede dell'associazione culturale e sociale orientata a destra «Lealtà e Azione», infatti, non era certo quello di distruggere oggetti o cose. Gli autori del blitz hanno appiccato un incendio all'interno delle stanze al pianterreno di via General Govone 35, in zona Cenisio, per lanciare un fin troppo chiaro messaggio minatorio di tipo politico. Tra le fiamme, che non hanno avuto modo di svilupparsi più di tanto grazie alla tempestività di alcuni giovani residenti che hanno chiamato subito i vigili del fuoco, oltre ai muri (da rifare), ai pc e all'impianto elettrico, sono andati distrutti giocattoli e vestiti per alcune migliaia di euro che erano stati raccolti per essere donati ai bambini delle zone terremotate lombarde ed emiliane. Sul posto la Digos ha ritrovato una torcia, una bombola da campeggio esplosa e un piede di porco, insieme agli zainetti dei piromani dal volto coperto. Loro sono riusciti a scappare.
Ma vediamo com'è andata nei dettagli. Poco prima delle 4 i due sconosciuti incappucciati sono entrati dal portone principale dello stabile dopo averne scassinato la serratura e quindi aver fatto un gran chiasso. «Lealtà e Azione», infatti, ha un'entrata su strada, con una vetrina, ma a quell'ora c'era la saracinesca abbassata. Giunti nel cortile interno la coppia ha continuato ad attirare l'attenzione rompendo i vetri di una finestra della sede. Da lì ha raggiunto i locali dell'associazione dove ha appiccato le fiamme.
Il rumoroso passaggio dei due incappucciati, però, non è passato inosservato. Un gruppo di ragazzi che abitano al primo piano, sentendo il chiasso provenienti del portone, hanno chiamato la polizia e poi i vigili del fuoco, mettendo in fuga gli autori del blitz fuggiti in fretta e furia, probabilmente utilizzando la sedia trovata accanto alla finestra per velocizzare le operazioni e scappare in bicicletta.
Quelli di «Lealtà e Azione» sono 300 militanti - con sedi anche a Magenta, Monza e Lodi - che si occupano di quelle tematiche sociali, come la solidarietà, molto care alla sinistra. In aprile il loro contributo al restauro delle guglie del Duomo aveva fatto gridare allo scandalo dalla pagine di «Repubblica». E a giugno, per aver organizzato insieme a una onlus un torneo benefico di calcetto per dire no alla pedofilia, contro di loro si era scagliato il Comune che li accusava di essere portatori di «ideologie xenofobe e tesi revisioniste». Gli intenti dell'associazione sono stati sempre difesi invece da Roberta Capotosti, vice capogruppo di Fratelli d'Italia in consiglio provinciale, che anche ieri, insieme a Max Bastoni della Lega, si è schierata con «Lealtà e Azione e contro la giunta Pisapia. Che adesso quelli dell'associazione vorrebbero incontrare per instaurare un dialogo ed evitare malintesi futuri.
«Il clima che si è creato fa pensare agli anni '70, quando si gridava che le sedi degli avversari andavano chiuse con il fuoco - spiega il portavoce dell'associazione Stefano Del Miglio, 28 anni -. Con la demonizzazione pubblica c'è sempre qualche cane sciolto che si accalora e si sente pronto all'azione. Paura? Non ci fermeranno».
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