Fiat chiede ai sindacati un patto solenne

RomaSindacati in ordine sparso e Fiat sempre più determinata a scoprire le carte delle organizzazioni dei lavoratori - Cgil compresa - prima di dare il via libera all’investimento da 20 miliardi. Il primo incontro tecnico su Fabbrica Italia tra il Lingotto e le sigle dei metalmeccanici, quello del ritorno della Fiom ai tavoli delle trattative, non è andato bene. Si è tenuto, significativamente, nella sede degli industriali di viale dell’Astronomia («la conferma che Fiat è dentro la struttura di Confindustria e Federmeccanica, all’interno della quale intende risolvere i problemi», ha spiegato Giuseppe Farina della Fim-Cisl) con l’obiettivo di verificare se le aperture alla Cgil di Sergio Marchionne avessero creato le condizioni per un ritorno della Fiom ai tavoli.
Al termine, l’azienda ha commentato l’incontro con un comunicato dai toni duri. L’avvio del progetto «è subordinato all’esistenza di condizioni preliminari che assicurino il quadro di certezze necessario per la sua realizzazione». Gli investimenti previsti dal piano, 20 miliardi per tutti gli stabilimenti, «richiedono un elevato livello di garanzia in termini di governabilità e di utilizzo degli impianti». Incertezza rafforzata dalla notizia data ieri da Automotive News Europe che il lancio della nuova Panda, prodotta nello stabilimento di Pomigliano, dovrebbe slittare a gennaio 2012.
Dietro la freddezza della Fiat, un incontro a tratti tesissimo, con il responsabile per le relazioni industriali Paolo Rebaudengo che è arrivato ad accusare la Fiom di fare «propaganda», di difendere un modello che non può reggere, sul quale Fiat non ritornerà mai. Il segretario della Fiom Maurizio Landini ha ribadito il no all’accordo di Pomigliano e non ha fatto passi indietro. Rebaudengo ha concluso annunciando che comunicherà a Marchionne che «non c’è la disponibilità di tutta la delegazione».
I rappresentanti dei sindacati che hanno firmato l’accordo di Pomigliano, oltre a Farina della Fim, il segretario generale della Uilm Rocco Palombella e Roberto di Maulo della Fismic, avevano chiesto più chiarezza sugli investimenti, ma l’azienda non ne ha dati. Per questo l’incontro è stato «insoddisfacente», ha sostenuto Palombella. Molto più ottimista il leader della Fismic, secondo il quale si sono poste le basi perché «Fabbrica italia muova passi concreti».
La Fiom ha motivato le sue ragioni osservando che Fiat vuole andare «oltre Pomigliano».

Il leader delle tute blu della Cgil, Maurizio Landini, si è detto interessato a Fabbrica Italia, ma solo «nel rispetto del contratto e delle leggi». Per gli altri stabilimenti, insomma, no a Pomigliano né a niente che gli assomigli. Di fatto, una indisponibilità che, secondo gli altri sindacati, potrebbe fare decidere alla Fiat di continuare senza la Fiom.

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