Fiat-Chrysler, anche le banche cedono a Obama

L’annuncio ufficiale è atteso domani. E a darlo, in un intervento alla tv americana, sarà il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Alla vigilia della scadenza dei termini, l’accordo tra Chrysler e Fiat appare sempre più vicino, anche se la possibilità che venga imboccata la strada della bancarotta pilotata non è ancora del tutto esclusa. A giocare a favore del «sì» all’alleanza c’è, però, l’intesa di massima raggiunta ieri tra il Tesoro e quattro dei maggiori creditori del gruppo Usa, cioè JpMorgan Chase, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley. Le quattro banche rinunceranno a 6,9 miliardi di dollari di crediti in cambio di 2 miliardi in contanti. La task force del Tesoro, guidata da Steven Rattner, in queste ultime ore continua anche a premere su tutti i 46 creditori di Chrysler affinché accettino i sacrifici necessari senza i quali scatterebbe la liquidazione.
Secondo la Washington Post, che ha anticipato la notizia dell’intesa con i creditori, l’accordo preliminare per il riassetto di Chrysler prevede che il sindacato dei lavoratori dell’auto, Uaw, diventi il maggiore azionista della società con il 55%, mentre Fiat dovrebbe arrivare fino al 35%, con governo e creditori a dividersi un altro 10% del capitale del gruppo. Al di là della notizia sull’accordo raggiunto, la formula ipotizzata dal quotidiano, non convince del tutto alcuni osservatori: al Tesoro, parte attiva in tutta la trattativa e protagonista dell’operazione-salvataggio attraverso i finanziamenti concessi (e in arrivo) a Chrysler, sarebbero infatti riservate le «briciole». «Gli sviluppi degli ultimi giorni - ha detto ieri il portavoce di Obama, Robert Gibbs - hanno rappresentato un passo importante per assicurare un’alleanza che funzioni con Fiat. Siamo soddisfatti di questi progressi, tuttavia non vogliamo precorrere l’esito. Ci sono ancora cose da definire nelle trattative». L’ad di Fiat, Sergio Marchionne, insieme ai suoi collaboratori, è sempre a Washington per seguire da vicino la parte cruciale dei colloqui. «Il negoziato - ha ricordato il vicepresidente di Fiat, e azionista, John Elkann - è in mano alla task force che risponde al governo Usa e, quindi, sono loro che stanno portando avanti tutto. Aspettiamo giovedì per vedere cosa viene fuori. Auspichiamo una soluzione positiva per Chrysler, che è la cosa più importante. Credo che dobbiamo essere fiduciosi e rispettare qualunque decisione sarà presa». La riorganizzazione di Chrysler, intanto, dovrebbe prevedere anche l’unione della sua divisione finanziaria in Gmac, controllata per il 51% da Cerberus (il restante 49% fa capo a Gm). Ieri, intanto, l’ad di Chrysler, Bob Nardelli, ha detto che l’uscita definitiva di Daimler dall’azionariato favorisce un accordo con Fiat. Daimler si è infatti accordata per cedere al fondo Cerberus, che controlla la casa Usa, il proprio 19,9% e cancellare così 1,5 miliardi di dollari di prestiti estesi allo stesso gruppo di Auburn Hills nel 2007. Ancora Daimler verserà 600 milioni dollari nei prossimi tre anni nelle casse del fondo pensione per i dipendenti della ex DaimlerChrysler.
Per oggi, infine, è prevista la ratifica dell’accordo raggiunto con il sindacato Uaw, altro passo fondamentale in vista della definizione dell’alleanza.

In base alle intese i titoli della società Usa potrebbero tornare in Borsa, mentre il sindacato avrebbe la facoltà di vendere azioni della propria quota per finanziarie il fondo sanitario aziendale. I lavoratori in esubero, poi, non incasseranno più la maggior parte del loro salario, ma riceveranno una retribuzione integrativa pari al 50% di quella lorda.
PBon

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