Fiat-Chrysler, primo summit a Torino

Il centro prove Fiat di Balocco, tra Novara e Vercelli, fa da apripista pratico all’alleanza tra il Lingotto e Chrysler. La scorsa settimana i capi brand di Fiat Group Automobiles, ovvero Lorenzo Sistino (Fiat), Olivier François (Lancia) e Sergio Cravero (Alfa Romeo), hanno testato sulla pista una quindicina di modelli tra Chrysler, Jeep e Dodge. Nei prossimi giorni avverrà il contrario, visto che a Torino sono attesi i manager della nuova società mista. I 23 dirigenti che rispondono tutti all’amministratore delegato Sergio Marchionne avranno modo anche loro (quelli americani, ovviamente) di testare la gamma di veicoli italiani e conoscere più da vicino le caratteristiche delle motorizzazioni destinate nei prossimi anni al mercato Usa. Tra i modelli che Jim Press, Mike Manley e gli altri manager proveranno non mancherà l’ultima arrivata, cioè la 500 Cabrio, che Sistino ha battezzato ieri sempre a Balocco e che il 4 luglio sarà nelle concessionarie. Alla stessa prima linea della newco Fiat-Chrysler, con il contributo dei membri italiani Pietro Gorlier, Richard Palmer e Gualberto Ranieri, saranno illustrati i metodi di lavoro praticati in casa Fiat che dovranno essere applicati nella nuova struttura. Dagli Stati Uniti, intanto, l’84enne Lee Iacocca, l’imprenditore-manager che negli anni ’80 riuscì nell’impresa di salvare Chrysler, si professa ottimista sulla capacità di Fiat di rilanciare la casa Usa. Intervistato dall’Associated Press, Iacocca mette però in guardia Marchionne dalle inevitabili ingerenze del governo Usa, presente nell’azionariato. «Bisogna liberarsi il prima possibile dell’aiuto-controllo della Casa Bianca - avverte Iacocca - perché ti stanno addosso giorno e notte».
In Borsa, intanto, il titolo Fiat ha perso il 4,76% e l’11,07%, accodandosi a una seduta difficile a livello europeo per il settore auto. Di Fiat e del suo futuro è tornato a parlare anche il Financial Times: il piano di ristrutturazione di Marchionne - si legge nella sezione The lex column - diventa «difficile» senza l’accordo con Opel. «Aggiungere all’alleanza con Chrysler - prosegue il quotidiano - la tedesca Opel avrebbe fornito la copertura politica alla chiusura degli stabilimenti di Napoli e della Sicilia», mentre senza la firma con i tedeschi «diventa difficile» spiegarne le motivazioni. Da parte loro i lavoratori di Termini Imerese ieri hanno manifestato, bloccando per alcuni minuti, al mattino e nel pomeriggio, binari ferroviari e strada statale. Dal 2012 la fabbrica siciliana sarà infatti destinata ad altre produzioni, pur restando nel circuito Fiat.

Oggi, infine, l’attenzione si sposterà su Cnh (macchine per le costruzioni e l’agricoltura). Gli impianti di Imola (Bologna), Lecce e San Mauro (Torino) hanno accusato forti impatti negativi dal crollo della domanda. Parte così il confronto tra Fiat e sindacati.
PBon

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