Fiat declassata da Moody’s Pesa l’alleanza con Chrysler

La scure del rating colpisce anche Fiat. Moody’s ha tagliato il giudizio sul gruppo da Ba1 a Ba2, con outlook negativo: così le azioni del Lingotto, che solo l’altro ieri avevano guadagnato il 7,6% grazie alle conferme degli obiettivi da parte dell’ad Marchionne, hanno chiuso in ribasso del 6,22%, maglia nera del listino. Fiat Industrial invece ha chiuso in rialzo del 3,22%.
A preoccupare l’agenzia di rating sono le conseguenze del «matrimonio» tra il Lingotto e Chrysler dal punto di vista del debito. «La decisione - ha spiegato Falk Frey, vice presidente dell’agenzia e capo analista per Fiat - riflette l’idea di Moody’s che le affidabilità creditizie di Fiat e di Chrysler saranno sempre più allineate in futuro a mano a mano che le strategie e le operazioni dei due gruppi diventano gradualmente più interconnesse». Questo significa che le due società potrebbero doversi sostenere a vicenda in caso di difficoltà finanziarie, anche se il Lingotto non garantisce il debito della casa americana e la gestione finanziaria rimane separata. Ma alla base del declassamento ci sono anche «i rischi di business di Fiat e il rinnovo dei modelli relativamente scarso rispetto ad alcuni diretti concorrenti, il che frena la competitività del costruttore e riflette le perdite di quote di mercato». Frey ritiene inoltre che il gruppo guidato da Sergio Marchionne «sarà vulnerabile a maggiori pressioni concorrenziali a fronte di una domanda più debole, di pressioni per un aumento dei prezzi e delle crescenti sovraccapacità attese in Brasile, il suo mercato più redditizio».
In Italia Fiat trae poi vantaggio da una presenza dominante con una quota di circa il 30%. Tuttavia le misure di austerità del governo e la debolezza dell’economia legate alla crisi del debito, afferma Moody’s, potrebbero penalizzare la domanda di auto sul mercato chiave del gruppo. Le prospettive di rating negative riflettono infine i rischi dell’integrazione organizzativa e operativa di Chrysler: ma se questa andrà a buon fine l’outlook potrà invece stabilizzarsi, conclude l’agenzia.
Intanto, Sergio Marchionne è negli Usa: a mezzanotte di ieri (le sei di oggi in Italia) scadeva il nuovo termine per il negoziato con il sindacato americano sul contratto dei lavoratori Chrysler. Dopo il nulla di fatto della scorsa settimana, l’ad del Lingotto spera di riuscire a chiudere, ma l’esito non è scontato, tanto più che il leader di Uaw, Bob King, ha ancora aperta la trattativa con Ford. E in Italia il tavolo convocato dal ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, sullo stabilimento avellinese Irisbus si è concluso con un nulla di fatto.

I sindacati hanno detto di no alla proposta del governo di un rinvio al 31 dicembre della chiusura a condizione di un’apertura della trattativa con l’imprenditore Massimo Di Risio. La tensione è forte e ci sono stati scontri fra lavoratori e polizia, mentre continua la protesta delle tute blu di Termini Imerese, in vista dell’addio del Lingotto.

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