da Milano
Gli sgravi fiscali (alle imprese che impiegano almeno mille persone o investono non meno di 200 milioni lo Stato «coprirà» il 25% dei costi) e la collocazione geografica (una porta aperta sui mercati balcanici, orientali e asiatici) hanno convinto la Fiat ad accettare il lungo corteggiamento del governo serbo. Il Lingotto è così arrivato alla stretta finale sulla Zastava, azienda ancora sotto il controllo statale impegnata in un difficile tentativo di rilancio dopo lembargo degli anni dellex regime e i pesanti bombardamenti subiti dai suoi impianti durante la guerra del Kosovo nel 1999.
È infatti prevista nelle prossime ore la firma dellaccordo fra Torino, che avrebbe messo sul piatto fino a 300 milioni, e Belgrado grazie al quale il 70% della Zastava passerà in mani italiane. A confidare in una rapida conclusione della trattativa, portata avanti nei giorni scorsi dal team torinese guidato da Alfredo Altavilla, è il ministro serbo uscente dellEconomia, Mladjan Dinkic. Non è quindi escluso che la firma arrivi proprio oggi, con un blitz a Belgrado dellamministratore delegato Sergio Marchionne. Secondo quanto dichiarato dal ministro Dinkic, lintesa - che introdurrà «un nuovo modello di partnership» - riguarderebbe anche la produzione di un nuovo veicolo Zastava da esportare nellUe. Nelle reali intenzione di Marchionne, però, cè la creazione di un grosso polo industriale sul modello di quello già esistente a Tychy, in Polonia, dove realizzare veicoli appartenenti al segmento A, quello delle piccole auto. Quindi, nuova Panda, 500 e Topolino. La capacità dellimpianto serbo è di 60mila unità lanno, ridotte però in questo momento a 15mila a causa della scarsa domanda motivata da modelli di poco appeal e per nulla competitivi. I piani Fiat, secondo indiscrezioni, dovrebbero portare il polo serbo a una capacità installata di oltre 200mila veicoli lanno.
Roccaforte dellindustria pesante di Stato ai tempi dellex Jugoslavia, la Zastava produce il modello Yugo, oltre a Punto Classic e Astra, rispettivamente su licenza Fiat e Opel. La controllata Zastava Kamioni sforna, invece, camion di piccola e media portata. La società assemblea fin dal 1955 automobili torinesi per il mercato serbo e per quelli dellEst europeo. Loperazione oltre lAdriatico è un primo forte segnale verso istituzioni e sindacati da parte del più importante gruppo industriale italiano, pronto a dirottare i futuri investimenti dove è più conveniente dal punto di vista economico e produttivo. E a questo proposito la Serbia ha fatto ponti doro al Lingotto, varando un programma proiettato ad attirare lattenzione delle multinazionali.
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