Fiat: nella due giorni Usa ritrova l’utile trimestrale Attesa per l’ok allo scorporo

nostro inviato a Detroit

Faccia a faccia nelle prossime ore a Jefferson, nel Comune di Detroit, tra le 2.800 tute blu della Chrysler e i membri del consiglio di amministrazione della Fiat, guidati dal presidente John Elkann e da Sergio Marchionne, nella duplice veste di amministratore delegato del Lingotto e del gruppo automobilistico americano. L’incontro, che avviene alla vigilia del board chiamato ad approvare, al di là dell’Atlantico, i conti del secondo trimestre della Fiat, coinciderà con un momento significativo per la fabbrica Usa, l’unica nell’area di Motor City a produrre autoveicoli, visto che Ford e Gm nella zona costruiscono solo componenti. Da ieri, infatti, il numero degli operai che si occupano dell’assemblaggio del nuovo Jeep Grand Cherokee è cresciuto da 1.700 a 2.800 unità in concomitanza con l’avvio del secondo turno. Il Jefferson North Assembly Plant di Detroit è diventato il simbolo della rinascita della Chrysler sotto la giurisdizione torinese. E la visita dello stato maggiore del Lingotto intende appunto sottolineare come, da qui a qualche mese, Chrysler e Fiat saranno sempre più legate a doppio filo. In questi giorni il clima nel gruppo Usa è positivo: le vendite segnano un 35,4% e risultano abbondantemente sopra quelle delle rivali Ford (+13,3%) e Gm (+10,7%). Positivo, per Chrysler, è anche il dato semestrale (+11,9%) in un mercato complessivo che ha ripreso a correre (+16,6% da gennaio e +14,4% il mese scorso).
In attesa di presentare, in agosto, i conti del secondo trimestre (c’è chi si aspetta un dato molto vicino al pareggio), domani il quartier generale della Chrysler, ad Auburn Hills, ospiterà la riunione del consiglio di amministrazione della Fiat. È la seconda volta, in due anni, che il board viene convocato negli Stati Uniti. Nel 2008 i conti relativi alla terza trimestrale furono approvati a Racine, nel Wisconsin, nella storica sede della Case. E in quella occasione i membri del cda, allora guidato da Luca di Montezemolo, visitarono l’impianto di trebbiatrici targate Case a Grand Island, nel Nebraska.
In due anni lo scenario è completamente cambiato: Montezemolo non è più presidente, è arrivata la Chrysler e lo scorporo del gruppo non è più un tormentone: si farà. In più, il Lingotto ha presentato un piano industriale ambizioso che punta, non senza problemi, a rilanciare la produzione proprio in Italia.
In questo momento Marchionne i problemi maggiori li ha però in Europa. Le vendite di auto, il core business del gruppo, sono tornate a diminuire a causa del graduale stop agli ecoincentivi nei vari Paesi. I risultati che il cda si prepara ad approvare risentiranno della situazione generale anche se il consensus degli analisti prevede, per Fiat Group Automobiles, 95 milioni di utile operativo nel secondo trimestre rispetto ai 155 milioni di un anno fa sull’onda dei bonus alle rottamazioni e delle vendite a ritmo sostenuto di vetture a metano. «Sulla stima di 95 milioni - spiega un analista - pesa l’apprezzamento del 24% della valuta brasiliana e l’effetto positivo generato dalle vendite nel mercato sudamericano che continua a generare profitti per Torino. Marchionne ha comunque messo in conto un anno difficile per l’auto». Il consensus degli analisti prevede anche un utile operativo di 175 milioni per Cnh (contro i 172 del 2009), e di 35 milioni per Iveco (6 milioni nel 2009). «Queste divisioni hanno toccato il fondo nel 2009 e ora tornano a pompare». Mentre l’utile netto di Fiat sarà positivo per 90 milioni, dopo una perdita di 179 milioni nello stesso periodo 2009.
Il cda di domani non si limiterà ad affrontare la trimestrale.

Da Marchionne si attendono indicazioni sullo spin-off con la messa a punto delle tappe per il progetto di separazione in due società del gruppo: una per l’auto e l’altra per i camion e le macchine agricole e da cantiere varato il 21 aprile con l’obiettivo di realizzarlo «entro sei mesi» (ai primi di settembre sarà convocata l’assemblea). Tra i punti su cui gli analisti attendono indicazioni c’è anche quello della ripartizione del debito.

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