Fiat rincorre Ford in Europa Dalla Bei arrivano 400 milioni

Superate Renault e General Motors, ora Fiat va all’attacco di Ford. È lo stesso presidente Luca di Montezemolo a credere nel raggiungimento di un traguardo definito «storico». «Il gruppo - afferma - si sta avvicinando lentamente, passo dopo passo, al 10% di quota mercato, come non aveva mai avuto. Un fatto senza dubbio importante». Rafforzato il quarto posto nella classifica europea dei costruttori di automobili (9,3% di quota tra gennaio e maggio, quasi un punto in più rispetto al 2008; e stesso dato registrato il mese scorso), ora i marchi del Lingotto cominciano a far sentire il fiato sul collo al gruppo Ford - terzo dietro a Psa Peugeot Citroën e al leader Volkswagen - con il 9,9% di penetrazione. Anche in maggio le immatricolazioni di vetture in Europa hanno beneficiato del traino di Germania (+39,7%) e Francia (+11,8%). L’effetto bonus generato da questi Paesi ha frenato la caduta della domanda (-4,9)%, compensando il momento nero che il mercato dell’auto continua a vivere in Spagna (-38,7%) e Regno Unito (-24,8%). Secondo Gian Primo Quagliano, direttore del Centro studi Promotor, in Spagna, Regno Unito e anche in Italia (-8,6% a maggio) sarebbe opportuno «passare alla “fase due” degli incentivi, estendendo la possibilità di acquistare con agevolazioni una gamma di vetture più ampia di quella attuale, e sostenendo anche la domanda di auto aziendali, particolarmente depressa». Quagliano giudica poi «una buona notizia l’annuncio dell’intenzione del governo di varare una “Tremonti-ter” che darebbe un impulso proprio al comparto dei veicoli aziendali». La flessione generale delle immatricolazioni ha visto comunque il gruppo Fiat aumentare i propri volumi (+2,5%) e confermare lo stato di grazia in Germania (+99,3%) e Francia (+27,3%). Panda e 500 restano i modelli più richiesti tra le city-car (il solo marchio Fiat, nei primi 5 mesi, ha visto la sua quota portarsi al 7,5%, in crescita dello 0,6%). Stabili Lancia e Alfa Romeo.
Con Fiat il mercato ha premiato il gruppo Volkswagen (+5,3%), mentre a livello di marchi la romena Dacia (Renault) ha segnato un +267,7%, con il contributo determinante dei Paesi dell’Est. L’effetto-vendita si è avvertito in casa Gm Europa: -7,5% Opel/Vauxhall e -66,3% la svedese Saab. Proprio ieri, in proposito, Magna ha iniziato la due diligence dei conti Opel. Il co-ceo della compagnia austro-canadese Donald Walker ha spiegato, in una intervista a Reuters Tv, che si «sta lavorando a una completa integrazione tra le due società». Magna, in cordata con le russe Gaz e Sberbank, deve ancora siglare l’accordo finale con il quale metterebbe il sigillo su Opel/Vauxhall. Alla finestra, pronta a sfruttare eventuali passi falsi o ripensamenti del governo tedesco, resta sempre Fiat: «La questione Opel - dice al Giornale una fonte - è sempre sul tavolo, ma non c’è fretta». Intanto l’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, sarà domani a Roma, di rientro dall’ennesima trasferta negli Stati Uniti, per partecipare al «tavolo» con governo e sindacati sul futuro degli stabilimenti italiani del gruppo. «Attendiamo chiarimenti soprattutto su Termini Imerese e Pomigliano d’Arco - osserva un sindacalista - convinti che i piani che ci saranno prospettati riguardino il medio termine. Ci aspettiamo anche l’annuncio di un ridimensionamento di Pomigliano».
Per il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, «ci sono le ragioni oggettive per dare valore a tutte le unità produttive».

Banca europea per gli investimenti e Fiat hanno infine siglato il contratto di finanziamento per 400 milioni, finalizzato a sostenere i progetti «verdi» di ricerca e sviluppo, «una scelta strategica - ha commentato Marchionne - che abbiamo abbracciato con convinzione da tempo».

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