Più soldi in busta (3.200 euro lanno) e stesse ore di lavoro settimanale (37,5). È quanto Sergio Marchionne mette sul piatto dei sindacati metalmeccanici per ottenere maggiore flessibilità negli impianti del gruppo Fiat in Italia (18 turni e straordinari senza vincolo di comunicazione, con un limite di 80 ore lanno, doppio rispetto alle 40 attuali) e tenere fede al progetto «Fabbrica Italia», colonna portante del piano di sviluppo presentato agli analisti.
È il succo dellincontro avvenuto ieri a Roma tra lazienda e i sindacati, il primo di una serie che in tempi rapidi - come auspicato dal Lingotto - dovrebbe portare a un accordo. Senza unintesa, come ribadito da Marchionne, lambizioso piano che prevede il raddoppio della produzione di automobili in Italia (da 650mila a 1,65 milioni, furgoncini compresi) e investimenti complessivi per 30 miliardi non potrà decollare. E allora saranno dolori per leconomia del Paese, visto che nel cassetto del numero uno del gruppo sarebbe pronto il cosiddetto piano B «non certamente bello», ha già messo le mani avanti il top manager.
Il vertice di ieri è dunque servito a verificare con i sindacati lesistenza di tutti i presupposti per la realizzazione del piano 2010-2014, tastando subito il terreno di Pomigliano dArco, in Campania, dove è prevista la produzione della nuova Panda e sono pronte risorse nellordine di 700 milioni. Martedì prossimo, in proposito, il team che fa capo a Stefan Ketter, responsabile della produzione di Fiat Group, sarà a Pomigliano per spiegare agli operai il nuovo corso e, soprattutto, verificare la volontà dei sindacati di arrivare a unintesa. E ora gli umori. Sia pur con le solite diverse sfumature, tutti i sindacati hanno concordato sul fatto che bisogna portare avanti la trattativa sul nuovo piano Fiat. Secondo Giuseppe Farina, segretario Fim-Cisl, «con una trattativa intensa si può raggiungere unintesa per la fine di maggio o la prima decade di giugno».
Su posizioni diverse è sempre la Fiom. Spiega Enzo Masini, responsabile auto della Cgil: «È stata presentata una lunga lista che prevede flessibilità, straordinari obbligatori, possibilità di spostare lorario della mensa e anche gli stessi lavoratori da un reparto a un altro». Da qui la prima risposta della Fiom che respinge, di fatto, la possibilità di un accordo quadro: «Significherebbe - sostengono i responsabili del sindacato - accettare il piano industriale di Fiat. Un piano che presenta due criticità: la chiusura di Termini Imerese e della fabbrica New Holland di Imola. «Il piano Fiat vuole portare produzioni ora fatte allestero in Italia. Dobbiamo allora fare accordi innovativi, modernizzando le relazioni sindacali, senza più vecchie logiche.
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