Fiat: utile sopra le attese, torna il dividendo

La posizione finanziaria industriale scende a 1,8 miliardi Ricavi a quota 52

Fiat: utile sopra le attese, torna il dividendo

nostro inviato a Torino

La domanda comincia già a circolare in qualche sala operativa: cosa accadrà nel momento in cui la Fiat dovesse accusare un piccolo cedimento? Il Lingotto, da quanto Sergio Marchionne è al timone, ha abituato il mercato a risultati che vanno solitamente oltre le migliori aspettative. È successo anche ieri quando, al termine del cda, il gruppo ha annunciato, per il 2006, un utile netto di 1,2 miliardi (poco meno di un miliardo secondo le stime degli analisti) e un risultato della gestione ordinaria raddoppiato a 2 miliardi. In crescita anche i ricavi (più 11,4%) a 51,8 miliardi, mentre l’indebitamento industriale è sceso a 1,8 miliardi dai 10 miliardi solo di tre anni fa. In proposito Marchionne ha ricordato come, senza il riacquisto della quota di Ferrari, avrebbe potuto attestarsi a 800 milioni. L’ad non ha poi escluso modifiche al target di indebitamento per il 2007. Gli azionisti, inoltre, rivedranno il dividendo: la proposta del cda riguarda la distribuzione di cedole per complessivi 276 milioni (0,155 euro per azione ordinaria, 0,31 per quelle privilegiate e 0,93 per le risparmio). «Sono risultati impressionanti», ha commentato il presidente Luca Cordero di Montezemolo, il quale, però ha sottolineato l’importanza di «rimanere con i piedi per terra in quanto non dobbiamo abituarci a convivere con dati del genere», dimostrando che a Torino c’è la consapevolezza che la guardia non può essere abbassata.
Ma i conti del 2006 (la liquidità di 8 miliardi consente alla Fiat di pagare il proprio debito fino al 2010) consentono ora al Lingotto di guardare dall’alto al basso alcuni colossi dell’auto, come gli ex alleati di Gm e quelli attuali di Psa Peugeot-Citroën e Ford. Il valore di Borsa della Fiat, infatti, ha superato in questi giorni i 20 miliardi, circa 6 in più rispetto a Gm. Un vero balzo rispetto, per esempio, ai 4,6 miliardi del 2002, l’anno in cui la crisi del Lingotto era all’apice. Nella graduatoria delle capitalizzazioni in Borsa guidata dall’irraggiungibile Toyota (182,7 miliardi), il gruppo italiano è salito al sesto posto. «Confermiamo tutti gli obiettivi - ha aggiunto Montezemolo - e il mio unico rammarico è che Gianni Agnelli non abbia potuto conoscere Marchionne: gli sarebbe piaciuto come persona e come carattere». L’Auto (da 19,5 a 23,7 miliardi di ricavi, utile operativo di 291 milioni, il primo positivo dal 2000, rispetto al precedente rosso di 281) è stata la locomotiva del gruppo. Positiva anche Ferrari (più 12,3% di fatturato e gestione orinaria in crescita a 183 milioni). Per Maserati, invece, il 2006 è stato l’ultimo anno in debito d’ossigeno (meno 33 milioni).

Ma anche Iveco, soprattutto (più 64% di utile operativo a 546 milioni), Cnh (New Holland a dicembre ha segnato una quota del 26,8%, la più alta da tre anni) e le altre attività (solo Comau, in via di riorganizzazione e alle prese come un mercato in crisi, è negativa) hanno dato il loro apporto. Ai dati 2006 la Borsa ha risposto con prese di beneficio: il titolo Fiat ha chiuso a 15,8 euro (meno 1,6%), dopo scambi che hanno interessato il 5,6% del capitale.

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