Fiat, voci di cessioni lanciano il titolo a 14 euro

Intermonte alza il target price a 18 euro e stima per l’Auto un utile di 70 milioni nel trimestre

Pierluigi Bonora

da Milano

L’ipotetica vendita di Iveco e un altrettanto ipotetico incontro dell’amministratore delegato Sergio Marchionne con alcuni investitori: tutte voci (seccamente smentite dalla Fiat) che, unite all’attesa per i conti del terzo trimestre e di un piano «aggressivo» di Fiat Group nel biennio 2009-2010, ieri hanno fatto volare il titolo del Lingotto oltre la soglia di 14 euro, fino a costringere la Borsa a sospendere le contrattazioni per eccesso di rialzo. Alla fine della giornata le azioni si sono fermate alla quotazione di 13,52 euro, con un aumento del 5,71 per cento. La seduta pirotecnica del titolo torinese ha visto scambi fiume per oltre 77 milioni di pezzi, pari al 7,05% del capitale. Sulla scia dell’exploit è finita anche la galassia Agnelli: più 1,77% a 21,31 per Ifi e più 3,46% per la holding Ifil, che controlla il Lingotto. Da parte sua la Fiat, nello smentire possibili dismissioni di aziende collegate, ha sottolineato di non conoscere le ragioni della volata del titolo.
A concorrere alla corsa a Piazza Affari ha contribuito anche l’analisi che Intermonte ha diffuso ai propri clienti. Nel loro studio gli analisti di Intermonte, oltre ad aumentare il target price da 14 a 18 euro con giudizio buy, hanno stimato in 70 milioni l’utile operativo della divisione Auto («il meglio deve ancora arrivare», è convinto il broker) rispetto al rosso di 88 milioni del terzo trimestre 2005. Intermonte ha rivisto pure le stime di crescita per il 2006 e quelle del 2007-2009 grazie a una maggiore fiducia nella «svolta» dell’Auto e alle attese di una maggiore generazione di cassa. Dall’incontro con gli analisti dell’8 e 9 novembre a Balocco, che seguirà il cda sul terzo trimestre del 26 ottobre, gli esperti si aspettano «importanti annunci, soprattutto sullo sviluppo degli accordi in India e in Cina». Nel report di Intermonte viene anche rilevato come all’interno di Fiat Group ci siano attività sottovalutate (Iveco, Cnh, Ferrari, Powertrain Technologies e le società della componentistica), non escludendo quindi, una volta raggiunti gli obiettivi 2007, che il gruppo decida uno scorporo (per esempio dell’Auto) o uno spezzatino di alcuni asset.
Gli analisti hanno rivisto in rialzo anche le stime dell’utile netto dell’Auto nel 2006 e si aspettano miglioramenti nel 2007 e nel 2008 grazie ai risultati dei nuovi modelli (Bravo, 500 e Delta). Cercando di anticipare quanto dirà Marchionne a Balocco, per Intermonte il 2009 e il 2010 saranno gli anni in cui la maggior crescita, per Fiat, deriverà dai Paesi emergenti. E proprio grazie al rafforzamento in Cina, India e Russia nel 2009 le vendite della divisione Auto raggiungeranno 2,9 milioni di unità. Marchionne aveva fissato a oltre 3 milioni l’obiettivo per il 2010.
Guardando alle altre divisioni, la Sim rileva «il valore nascosto» di Iveco, che contribuisce ai profitti subito dietro ad Auto e Cnh, e che viaggia verso «un buon 2006». A livello di gruppo gli esperti stimano infine per quest’anno una crescita del fatturato del 10% a 51,4 miliardi e un trading profit di 2,1 miliardi, il doppio rispetto al 2005.

Il meglio è comunque atteso nel 2010 con un utile netto che dovrebbe salire da 2,5 miliardi del 2007 a 2,8 miliardi.
L’anno prossimo, poi, è previsto il ritorno al dividendo con un monte cedole intorno a 340 milioni, mentre la generazione di cassa dovrebbe collocarsi a un miliardo e salire a 1,6 miliardi nel 2008.

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