Somiglia un po' ad un grande fratello o ad un fratello più grande, di quelli che se fai qualcosa di male lo vanno subito a spifferare a mamma e papà. E così è infatti: se guidi male, lo andrà subito a raccontare a chi di dovere. Si chiama «Safe patch» e di mestiere fa la spia. Ma a fin di bene. Nome ostico, missione (che sembra) impossibile: prevenire, innanzitutto nei neopatentati, atteggiamenti scorretti.
Non usi la freccia? Sei un cultore del sorpasso azzardato? Il «delatore» virtuale ti incastrerà e il bello è che te lo sei anche volontariamente caricato a bordo. Lui non occupa molto spazio, con i suoi 30x15 centimetri, ed ha l'aspetto innocuo di un adesivo di quelli che si appiccicano al parabrezza posteriore. Chi ti segue, quando sgarri, si annota targa e sito (www.guidomale.it) dove segnalare le eventuali «prodezze».
Il sistema è semplice e viaggia sul web previa verifica dell'attendibilità della segnalazione, che può anche restare anonima. Poi il server provvede, tramite mail, ad informare il genitore o chi abbia richiesto Safe patch sulla targa. Il costo? Cinquanta euro l'anno, tutto compreso, escluse le prevedibili lavate di capo di mamma e papà.
L'idea non poteva che venire ad una coppia di genitori che, per lanciare questo sistema, hanno pensato di rivolgersi innanzitutto ai neopatentati, ispirandosi però ad un sistema frequente negli Stati Uniti dove soprattutto i camion scorazzano per le highway riportando un numero di telefono cui segnalare eventuali intemperanze al volante: «In Italia le norme sulla privacy impongono di legare la segnalazione al solo veicolo - spiega Vincenzo Renzi che, insieme a Marco Curti, è il "papà" di Safe patch - . Ovviamente noi non diffondiamo dati sensibili del guidatore». Insomma Safe patch vi incastra se guidate male. Punto. Non funziona come più sofisticate «scatole nere», sogno proibito di tanti genitori, che vorrebbero monitorare non solo «come» guidi il proprio figlio ma anche verso dove e con chi. Il programma che oggi si avvale già della collaborazione con Bayer, è partito a fine 2008, con un investimento di circa 25mila euro. Il break even dei 5mila iscritti è ancora lontano, ma la soddisfazione è grande: «Il cliente tipo - spiega Renzi - vive in Lombardia o in Emilia, soprattutto nelle grandi città». Sono genitori per lo più, anche se lo stesso Renzi confessa di aver dotato l'auto della moglie dell' «adesivo-spia» e di aver tristemente ricevuto delle segnalazioni. Indubbiamente non manca qualche millantatore come chi ha osato segnalare Paperino alla guida della sua 313. «Purtroppo, invece, - aggiunge Renzi - abbiamo un paio di casi di ragazzi che hanno già ricevuto tre segnalazioni di guida pericolosa. Questo ci preoccupa». Collaborare con le forze dell'ordine? Non è l'obiettivo: «Noi puntiamo sulla prevenzione: non è nostro compito sanzionare, ma educare», chiarisce Renzi. Per questo allo studio è semmai una task force con Unasca, associazione delle autoscuole che potrebbero includere come facoltativo l'acquisto di Safepatch nei corsi.
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