Per certi versi, la storia di Mustang Grif ricorda quelle sentenze che i giudici inglesi amano molto comminare a chi si è reso colpevole di maltrattamenti nei confronti degli animali e talvolta anche degli uomini. Non è infrequente infatti che chi ha infierito contro un gatto o un cane, venga condannato a una sanzione pecuniaria e in più a un certo periodo di tempo da trascorrere presso un'oasi di riabilitazione per animali con le funzioni di ausiliario («addetto ai cessi» si sarebbbe detto in fanteria). Per chi ha infierito su persone anziane spesso la pena, oltre che pecuniaria, è quella di trascorrere periodi di tempo variabili in ospizi con mansioni del tutto analoghe.
Se il nome di Mustang Grif non suscita nessuna reazione nelle aree cerebrali dedicate alla funzione mnemonica, sono certo invece che si accenderanno numerose lampadine al nome di Varenne, l'indiscusso re del trotto mondiale, il cavallo che ha fatto sognare non solo chi s'intende di piste, di tempi e appiombi, ma ha suscitato l'interesse della comune massaia, che i cavalli li vede qualche sera mentre sonnecchia davanti a un vecchio film con Richard Widmark.
Varenne, nasce il 19 maggio del 1995 presso l'allevamento di Zenzalino a Copparo in provincia di Ferrara, di proprietà di Alessandro Viani. Figlio di Waikiki Beach e Ialmaz, deve il nome alla via di Parigi dove si trova un immobile di proprietà di famiglia. Il suo esordio in pista avviene a tre anni, quando arriva a vincere il Derby del Totto, la corsa più importante per un trottatore indigeno. Demolisce letteralmente Viking Kronos, altro straordinario cavallo che, in quel periodo, dominava le classiche della generazione con grande disinvoltura.
Dopo una serie impressionante di vittorie, alla guida dell'ormai altrettanto mitico Giampaolo Minnucci, il baio italiano vince, nel 2000, tredici gare su diciotto e solo una contestatissima partenza gli nega la vittoria del primo Prix d'Amèrique assegnandola al campione francese General du Pommeau che ha poco tempo per sorridere. Dopo due settimane Varenne si prende la rivincita al Prix Roederer. Tra il 2000 e il 2001 «il Capitano», questo il suo soprannome, s'impone come il re del trotto mondiale annientando nemici e tempi. Le fotografie del suo mantello scuro e del suo profilo che rasenta la perfezione, campeggiano sui media di tutto il mondo. Alto 1.65 al garrese pesa circa 500 chilogrammi. La sua frequenza cardiaca viaggia attorno ai 30 battiti al minuto, circa il doppio a fine gara. Corre con i tappi nelle orecchie e i paraocchi per non essere distratto. Il più grande trottatore di tutti i tempi si ritira nel settembre del 2002 in Svezia e poi a Vigone, in provincia di Torino, a fare lo stallone, blandito come un capo di stato.
Uno dei suoi numerosi figli si chiama Mustang Grif: sequestrato tre anni fa a un imprenditore veneto indagato per evasione fiscale (riciclava milioni di euro tramite una fiduciaria svizzera per poi reinvestirli in cavalli in Italia), gareggia e vince per la Guardia di finanza italiana e contribuisce ad abbassare il Pil portando nelle esauste casse dello Stato 150.000 euro in poco tempo. Sei anni, sei vittorie, valore 600mila euro, mantello marrone lucido, temperamento nervoso (come si addice a un vero campione), in realtà non ha solo il padre famoso, ma anche la madre, Eva di Jesolo, figlia di una stirpe di purosangue che, con Varenne, ha avuto altri due figli, Nesquick Grif, nato nel 2007 e Santana Grif, nato nel 2011.
Mustang, tra tutti i diciotto figli, non è quello che ha vinto di più finora, ma certamente è quello che ha portato maggiori introiti nelle casse del tesoro nazionale, visto che ogni centesimo vinto finisce in pratica alla nostra Guardia di Finanza, un esempio, sia dal punto sportivo che da quello sociale. Diciamolo, non è da tutti, vincere e versare tutto nella cassa comune.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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