Il ministro Barbara Pollastrini, sedici giorni fa, aveva detto che entro quindici giorni ci sarebbe stata una nuova legge sulla violenza sessuale. Era il 23 novembre. Non è che il ministro delle Pari Opportunità non avesse previsto feste e ponti: è che dalle parti del Ministero della Giustizia non sono d'accordo per niente sulla legge che la Pollastrini e altre sue colleghe hanno in mente di fare. Non solo. Nei tribunali non troverete un solo giudice o avvocato, soprattutto donne, disposto a credere che un inasprimento delle pene possa servire a qualcosa.
Gli orientamenti di chi ci capisce, al Ministero della Giustizia e dintorni, sono altri: tipo accelerare i tempi processuali, concedere 120 giorni al posto di 90 per poter approntare il giudizio immediato, prevedere anche per la violenza sessuale il cosiddetto incidente probatorio che possa mettere al sicuro la prova, e non solo: si parla di prevedere specificamente il reato di stalking, ossia quegli atti persecutori e ossessivi che possono rivelarsi ben più pericolosi della blanda molestia, si parla di prevedere il patrocinio gratuito per le vittime, si parla di tante cose ma la Pollastrini forse neanche lo sa.
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