(...) Prendo il biglietto del turno. Sono solo le 11 del mattino, ed io sono la centododicesima persona che aprirà una nuova polizza per impegnare qualcosa questa mattina. La coda per il rinnovo del pegno, invece, è molto più lunga delle altre, il numero che stanno servendo è il 74, le persone che stanno aspettando sono altrettante sedute e affollano la sala d'attesa. Al giorno sono circa 100 le persone che impegnano e circa 250, 300 quelle che rinnovano la polizza. A fianco a me è seduta una signora, ben vestita, tiene per mano la figlia, nella l'altra mano stringe forte una catenina d'oro della prima comunione della bambina che è costretta a impegnare per fare la spesa del giorno. «Ricorro a tutti i rimedi, meno male che c'è il monte dei pegni - racconta la signora Giovanna, impiegata in un'impresa di pulizie - la vita è molto più cara, i prezzi di qualsiasi cosa sono più alti rispetto a prima, ma il mio stipendio è rimasto sempre uguale, non basta». Durante l'attesa, chi cercando solidarietà, chi sperando di esorcizzare la vergogna racconta le proprie storie. La gente custodisce vicino a se i propri averi quasi con il timore di non riuscire più a riscattarli. Seduto ad aspettare il suo turno un signore distinto che tiene sopra le ginocchia un servizio da 24 posate in argento. «È l'ultimo ricordo di famiglia - racconta ad un vicino - il resto di tutti i miei beni sono già finiti all'asta, è la mia ultima possibilità. Spero di riuscire a riscattare almeno questo fra un paio di mesi».
Sono molte le persone che non riescono a disimpegnare i propri averi. C'è chi, invece, esce dalla banca con aria affranta perché la merce che voleva impegnare non vale niente. La signora davanti a me della sua lunga pelliccia, piegata accuratamente in un grosso sacchetto, non ricava neanche un centesimo. «Le pellicce di molti anni fa non le accettiamo più - le spiega l'impiegata - quelle più nuove valgono dai 50 ai 150 euro, ci sono troppo offerte e ben poche domande». Finalmente dopo oltre 40 minuti passati ad osservare e ascoltare storie, purtroppo tutte uguali, arriva il mio turno. Mi avvicino allo sportello con aria imbarazzata e lo sguardo basso. Mostro i miei orecchini, a forma di fiore in oro giallo battuto, di valore pari a 250 euro, un regalo del mio diciottesimo compleanno. Dopo aver dato i documenti, le gioie vengono pesate: 10 grammi. «Sono 4 euro e 50 al grammo - dice l'impiegato - un totale di 45 euro che può riscattare con interessi a partire da domani fino ai prossimi 6 mesi, scaduto il tempo la polizza potrà essere rinnovata per atri sei mesi poi i beni andranno all'asta». Il rischio di perdere gli orecchini che hanno un valore affettivo molto grande è troppo alto. Ritiro l'offerta. Per fortuna io questo mese posso ancora ricorrere alle casse di mamma e papà per pagare le tasse universitarie. Esco con la malinconia addosso, una signora mi sorride.
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