La Filarmonica riapre all’insegna del classico

Presentata la nuova stagione dei professori della Scala: direttori di fama mondiale per dieci appuntamenti con grandi firme della musica

Elsa Airoldi

La prima parola magica è Lucca. La seconda Cesare Rimini. La terza Stéphane Lissner. Lucca come uscita trionfale nel nome di Puccini e di Bruno Ermolli che l'ha voluto. Rimini come neo-presidente autorevole e cordiale individuato tra i "liberi" professionisti della città. La sua nomina sblocca una situazione di incertezze. Lissner come sovrintendente che vuole un solido legame tra la Scala e la sua orchestra anche nella veste autonoma di Filarmonica della Scala.
La Filarmonica insomma rialza la testa. Si riprende da mesi di demotivazione. Anzi, la parola di Ernesto Schiavi che piace di più è proprio "passione", lavorare con passione. Quella meno appropriata, a proposito dell'assenza di un direttore stabile, l'accostamento ai Wiener, a loro volta da tempo autogestiti, ma grazie a una tradizione che lo permette.
Sia come si vuole la nave va. E nel più insperato dei modi. Nel corso dell'incontro al Ridotto dei Palchi piacciono le parole del sovrintendente, fiero dei suoi professori. Piace il progetto di interazione con l'Accademia. Piace la dedica della stagione a Carlo Maria Giulini, direttore storico e maestro. Solleva l'annuncio di varie tournée: Budapest con Gatti, ancora Lucca con Chailly... (varii gli inviti non ancora formalizzati).
E pare intelligente e doveroso l'incipit di Schiavi: la Filarmonica appartiene alla città, a chi l'ha fondata, costruita, divulgata mediaticamente. Sebbene i nomi di Abbado, Muti e Confalonieri non vengano mai fuori. Quanto a Rete 4 (tutti i concerti registrati) ovviamente venuta meno con le dimissioni di Fedele Confalonieri, rimangono Rai Trade e alcuni accordi con La 7.
La divulgazione mediatica è indispensabile per questa struttura privata. Che continua comunque a essere sostenuta da Unicredit. Una nuova politica prevede programmi confezionati e di proprietà. Sponsor cercasi disperatamente.
Il cartellone 2005-6 ruota attorno a Riccardo Chailly che torna dopo sette anni, Myung-Whun Chung presenza storica e Daniele Gatti alla sua prima ospitalità. Le tre bacchette che porteranno i nostri nelle capitali del mondo. Tra i super collaudati, ad iniziare da Georges Prêtre che inaugura con il suo Bizet ma anche con il Titano di Mahler, Semyon Bychkov, che nel centenario di Šostakovic propone la Leningrado (cavallo di battaglia di Toscanini). Dmitrij Kitajenko che torna con il grande Leonidas Kavakos (Concerto di Sibelius). Wolfgang Sawallisch, previsto con Settima di Beethoven e Praga di Mozart, ma non certissimo a causa di impegni e salute. Il ventiquattrenne Robin Ticciati, uno dei sostituti della passata stagione, è riconfermato con la Quarta di Ciajkovskij e lo Stravinskij in collaborazione con l’Accademia.
Novità singolare la presenza di Frans Brüggen, l'esperto di musica barocca nonché fondatore dell'Orchestra del'700. A lui l'onore di festeggiare l'anno mozartiano con le tre ultime Sinfonie: nn. 39, 40 e Jupiter.
Con Gatti e Brüggen altra new entry è Gustavo Dudamel. Il venezuelano che guida la nuova giovanile di Abbado, la Simon Bolivar, ed è presente in stagione con Don Giovanni. Uno appena nato e noto ma già sotto contratto con la Deutsche Grammophon. Con lui il pianista norvegese Leif Ove Andsnes nel Concerto K. 453 di Mozart. Poco più che ventenne, ma già famoso il pianista cinese Lang Lang, con Chailly nel Secondo di Rachmaninov.
Sempre nel concerto di Chailly una prima italiana di Henze che sostituisce la consueta commissione annuale. Obiettivamente nessuno ha avuto la testa per pensarci. Nel complesso i dieci appuntamenti che propongono Mozart ma non troppo, Beethoven, Wagner, Mahler, Caikovskij, Rachmaninov, Stravinskij, un Webern, un Henze e almeno otto direttori di fama mondiale, si presentano solidi, godibili, fruibili anche da parte del grande pubblico.


Un po’ come sempre. Persino un po'di più. A quest'ora zero che lascia spazio anche a molte malinconie vanno gli auguri di tutti. Assieme alla speranza che il direttore musicale sia voluto e identificato il prima possibile.

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