File, lacrime e solidarietà il day after degli sfollati

Una donna ha quasi partorito al porto, per fortuna sul posto c’era anche un’ostetrica e tutto è finito bene. Nell’inferno di Peschici è successo anche questo, fra lacrime, sollievo e gioia, che sui gommoni di salvataggio hanno preso il posto di paura e disperazione. Fiocco rosa, storia a lieto fine raccontata da un panettiere

File, lacrime e solidarietà il day after degli sfollati
Peschici (Foggia) - Una donna ha quasi partorito al porto, per fortuna sul posto c’era anche un’ostetrica e tutto è finito bene. Nell’inferno di Peschici è successo anche questo, fra lacrime, sollievo e gioia, che sui gommoni di salvataggio hanno preso il posto di paura e disperazione. Fiocco rosa, storia a lieto fine raccontata da un panettiere. Lo ringrazio per la brioche, poi due passi nelle vie deserte del paese, alle cinque del mattino, per fare meglio lo slalom tra i pensieri di piombo, dopo una notte senza sonno. Una notte di sirene. Che cosa si può trovare il giorno dopo di un disastro? Tutt’intorno boschi anneriti e ancora fumanti. Ristoranti e locali rasi al suolo, davanti ai market ridotti in poltiglia gente seduta con la testa fra le mani, sguardi persi nel vuoto. Facce di gente rovinata. «Non andate oltre - una pattuglia dei carabinieri ferma tutti a San Nicola - l'area non è bonificata, se entrate nei residence lo fate a vostro rischio e pericolo».

Gli sfollati cercano soldi e documenti, c’è chi fotografa tutto per avere le prove da consegnare alle assicurazioni. Scenario lunare, reso ancora più inquietante dai resti. Teste di bambole che sputano dalla sabbia, passeggini bruciacchiati, occhiali, costumi, borse. Tutto abbandonato da chi fuggiva disperatamente dal fuoco. I proprietari del ristorante-pizzeria del Lido Aurora scuotono la testa: «Un disastro, proprio ora che la stagione stava decollando. Ora che si fa?». Se lo chiedono in tanti, in Comune. Al mattino centinaia di persone in fila. Il personale degli uffici fa quello che può ma la gente non ce la fa più. «In poche ore abbiamo raccolto mille denunce - raccontano gli operatori -. C’è chi ha perso tutto e ha solo le mutante che indossa». I più smarriti sono gli stranieri; tedeschi, inglesi, olandesi; la maggior parte stava nei campeggi del litorale.

Un ragazzo francese si lamenta non riesce a farsi capire, da ore vaga per sapere come fare per tornare a Parigi. Cerchiamo di dare una mano ma poi ci si deve anche occupare di sé, della propria famiglia: i bimbi hanno bisogno di vestiti. Nel negozio dopo la solidarietà scatta lo sfogo, un fiume in piena. «Per Peschici è stata proprio una cosa brutta - dice la signora dietro al bancone - Pensi, uno degli anziani morti era la proprietaria di questa merceria, una così brava persona». Le lacrime, il dolore. Il cartello di un ristorante avvisa che «si mangia gratis».

Entrati l'accoglienza è quella di chi ha comprensione e vuole lasciare un buon ricordo, nonostante questi ultimi maledetti giorni: «Mangiate e bevete, senza complimenti. Ora per noi sarà più dura, ma la nostra ospitalità non è in discussione».

Si torna nella «casa», di fortuna facendo l’autostop, come da ragazzi. E il caso vuole che a darcelo sia un perito nominato da un centro turistico: «In questo momento c'è molto pessimismo, ci sarà da fare. Sapremo ripartire».
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