Filippa, i comitati e il «lato B» della verità

Filippa, i comitati e il «lato B» della verità

(...) le cose come sono e dicono: “Perché?”. Io sogno le cose come non sono mai state e dico: “Perché no?”».
Forse è tutto spiegato nell’altro slogan: «La Filippa è un’altra cosa». E, per dimostrarlo, ti (di)scaricano addosso centinaia e centinaia di rilevamenti atmosferici, di dati sulla qualità dell’aria e dell’acqua, di analisi che dimostrano come entrare alla Filippa con un rifiuto meno che controllato sia più difficile che uscire dal Louvre con la Gioconda in spalla.
Ma la Filippa è un’altra cosa anche perché ci aiuta a raccontare una storiella che è una metafora di tanti comitati e comitatini, nei quali chi urla di più è ritenuto più credibile. Spesso sono quattro gatti, altrettanto spesso spacciano per verità assolute roba che hanno letto su Internet, non sempre hanno la totale rappresentanza del territorio che dicono di rappresentare. Anzi. Poi, certo, le eccezioni ci sono: ad esempio, il gruppo di Scarpino guidato da Felice Airoldi ha dimostrato con i fatti di aver avuto spesso (non sempre, però) ragione ed ha contribuito a migliorare la zona; alcuni studi dei moderati dei No Gronda di Murta hanno un’altissima dignità scientifica ed accademica e sono appassionate idee come quelle del Comitato Centro-Est nato attorno a Felice Ravalli ed Enzo Cincotta per opporsi alla costruzione della moschea in via Bartolomeo Bianco, ma soprattutto per riqualificare il Lagaccio, dimenticato dal Comune fino al giorno in cui hanno deciso che sarebbe stato il quartiere giusto per metterci il luogo di culto islamico.
Insomma, c’è comitato e comitato ed è giusto separare il grano dal loglio. Ma raccontare la storia dei comitati che si opponevano alla Filippa a Cairo Montenotte è molto istruttivo. Perchè, a un certo punto della storia della Valbormida - una storia di sviluppo industriale spesso scellerato, basti pensare all’Acna di Cengio - sembrava che la Filippa fosse il male assoluto. E contro la discarica c’erano un po’ tutti: da alcuni medici della zona che assicuravano un aumento esponenziale della mortalità a causa del nuovo insediamento, fino ai duri e puri di ogni battaglia del no e del Nimby, l’acronimo inglese che significa «Non nel mio giardino». Passando per l’attuale sindaco di Cairo Montenotte Fulvio Briano del Pd che - in nome della discontinuità con il suo predecessore Osvaldo Chebello che aveva dato il via libera di massima al progetto - si mise in prima fila in tutte le proteste anti-Filippa. E, probabilmente, su quella battaglia vinse anche le elezioni contro gli eredi di Chebello, che nel frattempo era morto.
Giusto per raccontare chi era Chebello, uomo di scuola socialista - nel senso bello che la parola sa avere - vale la pena di ricordare che nel 2005 venne eletto consigliere regionale per la lista Biasotti, quella arancione e con la barba. Ma che, visto che il posto nell’assemblea legislativa di via Fieschi era incompatibile con quello da primo cittadino del suo paese, scelse il Comune e non la Regione, rinunciando ad almeno ottomila euro al mese e lasciando spazio al primo dei non eletti, Matteo Marcenaro, poi emigrato verso l’Udc. Insomma, Chebello non era propriamente l’uomo più attaccato ai soldi di questa terra.
Ma torniamo a noi. Pur di dare contro a tutto ciò che odorava (anche se sarebbe più giusto dire profumava, visitando il sito della discarica) di Filippa, a Cairo sarebbero stati disposti a dire che Pippa ha un sedere orrendo. Così, giusto per stroncare l’idea imprenditoriale di Vaccari.
Ma, un po’ alla volta, l’aria è cambiata. Quella della discarica, certo. Visto che non ha dato i problemi ipotizzati dai catastrofisti. Anzi, a tratti, sembra quella di un’amena località montana delle valli svizzere. Ma è cambiata anche quella dell’opinione pubblica: a furia di misurazioni, verifiche e controverifiche, che hanno dimostrato che alla Filippa i controlli sono il pane con la marmellata. E poi, anche il pane con la marmellata nel vero senso della parola: le merende sul prato della discarica per le scuole. E poi, il parco giochi della Filippa e la pista ciclabile della Filippa e l’arredo urbano della Filippa e gli oneri di urbanizzazione della Filippa che, oltre a ricostruire un bel pezzo di Cairo Montenotte, hanno creato un tessuto sociale oggi favorevole alla discarica.
Morale della favola. Qualche tempo fa, in un incontro fra gli uomini della discarica e alcuni capi dei movimenti di opinione di Cairo, c’è chi si è pubblicamente scusato per aver firmato gli appelli contro la Filippa.

E lo stesso Briano, ex leader dello schieramento anti-Filippa, è diventato uno dei più strenui difensori della discarica a Cairo.
In qualche caso, si tratta di autocritica, segno di grande onestà intellettuale. In qualche caso, si tratta di una metafora vissuta di cosa sono alcuni comitati. Il «lato B» della verità.

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