Filippi: «Voglio vincere in acqua e rifarmi il sorriso per il podio»

Signorina Filippi, com’è stato il suo anno da finanziera di successo?
«Ottimo, come potrei dire diversamente. Mi sono tolta grandi soddisfazioni, ho vinto un argento ai mondiali in vasca corta di Shanghai, un oro e un bronzo agli europei di Budapest e un oro agli europei in vasca corta di Helsinki. Sono contentissima».
Dovesse scegliere un solo momento?
«Penso all’oro dei 400 misti. La gara che mi ha emozionato di più. Pensare a quella vittoria mi fa riflettere».
Riflettere su cosa?
«Su tutto. Su quanto è mutata la mia vita quest’anno: mi sono trasferita dalla casa dei miei genitori, mi sono diplomata. Cambiar casa è servito per non passare quattro ore al giorno nel traffico di Roma, ma anche per cambiare vita: meno stress, più serenità e allenamento. Così sono andata più forte in acqua».
Poi è arrivata la fama?
«Certo, maggior popolarità. Anche se non ho potuto dire sì a tutti. Non voglio togliere tempo al nuoto. Se lo tolgo non mi chiamano più, perché significa che non vinco più. Così, invece, mi sto divertendo».
Saranno soddisfatti i suoi genitori: dopo tanti sacrifici...
«Contentissimi. Anzi ora dicono che nuoto troppo. Sono campionessa grazie a loro, alle loro fatiche, spese, tante cose. A Budapest ho puntato un dito verso mia madre e mio fratello in tribuna. Voleva essere un ringraziamento».
Ma ora sono arrivate anche le grandi scelte: c’è chi le ha offerto di cambiare società per 100mila euro, c’è un accordo con una griffe di moda...
«Ho detto no al cambio, pur rinunciando a tanti soldi, perché volevo con me Andrea Palloni, il mio tecnico. E, comunque, sto bene dove sto. Invece la storia della griffe è un’altra: sarò testimonial. Tra meno di un mese vedrete...».
Filippi ragazza modello per il nuoto, ma il suo modello?
«Nel nuoto al maschile ci sono fenomeni, tra noi donne ce n’è una più brava di tutte ed è Laurie Manaudou, la francese. Una ragazza eclettica, è favoloso riuscire a fare quanto riesce a lei, record del mondo compresi. Dove si butta vince. In futuro spero di essere un modello per gli altri, come lei lo è per noi».
Poi c’è questo amore con Luca Marin: come le pare la coppia?
«Mi fanno sorridere, mi piacciono tantissimo. Lei è sempre stata descritta come una musona, ma non è così: è timida. È una bravissima ragazza, anche umile per quello che vale e che fa. Non so quante ragazze si comporterebbero come lei. Un’altra andrebbe in giro con un cartello dietro la schiena».
Le piacerebbe una love story in stile Manaudou?
«Non so, sono cose che capitano. Nel caso ben venga. La loro storia è bella perché è venuta dal nulla».
Parliamo, invece, di una rivale. Quest’anno Alessia Filippi ha scavalcato Federica Pellegrini...
«Rivale, perché? Abbiamo caratteri differenti. Diverse nella vita. Ma in alcune cose pensiamo allo stesso modo».
La sfida in acqua quest’anno è vinta, nonostante uno scontro diretto dica il contrario...
«Non so se si può parlare di sfida: io faccio i 400 misti, lei i 200 stile libero. Dovendo nuotare quattro stili, non sarò mai ad altissimi livelli nello stile libero. A meno che lei non provi i misti. Non è giusto parlare di dualismo».
Ma allora chi è la più brava del reame azzurro?
«Io spero solo di non aver nemici. Con Federica ci conosciamo da tanto tempo, da quando eravamo piccole. Dico sempre: in acqua tutte nemiche, fuori d’acqua tutte amiche. Essere diversa non è nel mio Dna».
Senza pensarci troppo, tre obiettivi per il 2007?
«Primo: andar bene nel mondiale di marzo in Australia. Nuoterò 400 misti e 200 dorso. Sono in giorni separati, ce la posso fare. Secondo: prendere la patente. Terzo: concedermi una bella vacanzona dopo i momdiali. Devo studiare dove, ma visto che sto girando il mondo, cercherò di stare vicino, con amici, e di staccare la spina per un po’».
Saranno mondiali di passaggio, in vista delle Olimpiadi?
«Non scherziamo. Dopo il mondiale ci sarà un anno e mezzo di tempo per pensare ai Giochi. Questo è un appuntamento fondamentale. Almeno per me. Voglio vincere. Sono appena arrivata nel grande giro: cerco podi, medaglie. Anche se il mondiale non è un campionato europeo, è tutto più complicato».
Anno di soddisfazioni per casa Filippi: va forte anche la Roma. Cosa dice papà?
«Dopo il derby non era poi così contento. Ma l’ha presa con filosofia, dicendo: bisogna pur regalare qualcosa a qualcuno. Quel giorno ho vinto i 400 misti a Helsinki. Si è consolato».
A Budapest aveva con sé la maglia portafortuna di Totti...
«Poi l’ho conosciuto a Trigoria, in settembre. Anzi, Spalletti mi ha regalato una maglia della Roma, con il mio cognome e numero. Ed io ho regalato la mia cuffia da gara».
A Budapest, voi del nuoto avete fatto razzia. Come ve la caverete ai mondiali?
«Siamo giovani, possiamo arrivare in alto. Ai mondiali di Montreal 2005 vincemmo solo tre medaglie (1 oro, 2 argenti, ndr), speriamo di migliorare. Il nuoto italano è in grande evoluzione, c’è gente di gran livello».
Se uno dice Magnini e Rosolino, lei cosa pensa?
«Il meglio del nostro nuoto. Ogni volta che si butta, Magnini vince. È un campione nato. Rosolino è stato un campione e non so come faccia ad esserlo ancora alla sua età».
Scelga uno fra i due.
«Magnini».
Perché?
«Forse perché Rosolino ha vinto tantissimo. E Filippo si sta aprendo la strada. Ma non ho certezze. Se me lo chiede domani, magari dico Rosolino».
Con quel sorriso, può dire ciò che vuole...
«Intanto spero di migliorarlo nel 2007. I denti restano il mio cruccio, li vorrei dritti. Serve rifarli. Credo che l’idea andrà a buon fine. Così avrò un sorriso migliore. Anche se non me lo nego neppure ora. Soprattutto quando vinco».
Vince anche per i bambini leucemici...
«Faccio parte di una onlus, si chiama Amuv, nel ricordo del fratello di una mia amica. Cerco di far pubblicità attraverso giornali e tv e nel 2007 organizzerò una gara in piscina, una mega staffetta, per portare soldi all’associazione».
Bella impresa.

A proposito, la miglior impresa dello sport azzurro nel 2006 quale è stata?
«A parte le mie, dico le vittorie alle Olimpiadi invernali di Torino. Certo, c’è pure il calcio. Ma, siccome ne parlano in troppi, io cambio e vado controcorrente».

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