Manila - È salito a 46 morti il bilancio della strage nel sud delle Filippine, compiuta probabilmente nell’ambito di un regolamento di conti tra clan rivali. Tra le vittime, che erano state sequestrate lunedì nella provincia di Maguindanao, figurano anche numerosi politici e giornalisti. "Abbiamo scoperto in totale 46 corpi", ha dichiarato il portavoce della polizia, Leonardo Espina; 22 cadaveri erano già stati ritrovati lunedì. La presidente Gloria Arroyo ha dichiarato lo stato di allerta in una parte dell’isola. Tutti i cadaveri presentano evidenti segni di colpi d’arma da fuoco. Secondo alcune persone vicine alle vittime, il massacro sarebbe stato organizzato dal clan dell’attuale governatore della provincia che dispone di milizie private e intende impedire a un rivale di presentare la sua candidatura alle elezioni previste il prossimo anno.
Il gruppo era formato da una quarantina di persone che stavano andando a depositare i documenti per la candidatura del vice sindaco di Buluan, Esmael Mangudadatu alla carica di governatore alle prossime elezioni di maggio. Tra le vittime la moglie di Esmael, 17 giornalisti, rappresentanti di organizzazioni per i diritti umani. La polizia sospetta della famiglia Ampatuan, rivale politica dei Mangudadatu.
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