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Filippine, decapitati 7 ostaggi cristiani dai terroristi islamici

Manila - Il gruppo estremista musulmano Abu Sayyaf ha decapitato sei lavoratori ed un altro uomo - tutti cristiani - che teneva in ostaggio nell'isola di Jolo, nel sud delle Filippine, ed ha spedito le teste, chiuse in sacchi, a due distaccamenti militari. "Questo è un atto terroristico che deve essere condannato da tutti", ha dichiarato il generale Ruben Rafael, comandante delle forze militari dell'isola di Jolo, annunciando la morte del settimo uomo.

I militanti di Abu Sayyaf hanno conquistato notorietà internazionale quando circa cinque anni fa hanno catturato e decapitato alcuni turisti e dipendenti di istituti religiosi cristiani. Il gruppo continua a organizzare sequestri a scopo di estorsione e l'anno scorso ha decapitato il figlio di un ricco uomo di affari. Dopo l'ultimo sequestro il gruppo Abu Sayyaf ha chiesto il pagamento di un riscatto di cinque milioni di peso (circa 78mila euro) per il rilascio dei sei uomini, che lavoravano per costruire una strada, rapiti sotto la minaccia di armi da fuoco. Il generale ha dichiarato che l'atto terroristico potrebbe essere una rappresaglia in risposta all'offensiva dei militari nella zona, che si protrae da otto mesi, nella quale sono stati uccisi circa 70 ribelli, tra cui anche i due massimi leader di Abu Sayyaf.

Le Filippine hanno dispiegato a Jolo circa 8.000 militari per combattere i militanti di Abu Sayyaf (il gruppo dovrebbe essere composto da circa 400 uomini) e i membri del gruppo locale della rete internazionale di terroristica Jemaah Islamiyah che hanno trovato rifugio tra le montagne dell'isola.

Il gruppo è responsabile del peggior attacco terroristico mai compiuto nelle Filippine, quello contro un traghetto nei presso di Manila, nel quale sono morte più di 100 persone.

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