Il film su Anna Frank in onda il 27 gennaio

New York «Perché tante persone erano così cattive?». Con questa domanda fatta da una ragazzina ad Otto Frank, il padre di Anna, diventata con il suo Diario il simbolo della Shoah, si apre il film per il cinema e per la tv di Alberto Negrin Mi ricordo di Anna Frank, con le musiche originali di Ennio Morricone.
Presentato in anteprima a New York per la settimana della Fiction Rai alla presenza del presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici e del Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, il film, prodotto da Rai Fiction con la Iif di Fulvio Lucisano, andrà in onda su Raiuno il 27 gennaio per la giornata della Memoria, a cui la Rai dedica una particolare attenzione, seguito dal documentario 50 Italiani di Flaminia Lubin, prodotto da Francesco Pamphili, sul salvataggio degli ebrei. Il 25 gennaio ci sarà invece l’anteprima italiana al cinema Barberini di Roma. Nel cast la tredicenne Rosabell Laurenti Sellers (fra gli interpreti di Coco Chanel e Ex) nel ruolo di Anna Frank, Emilio Solfrizzi in quello di Otto Frank e Moni Ovadia in quello del Rabbino. Spicca anche la figura di Miep Gies (Bakonyi Csilla), la donna che nascose la famiglia Frank e salvò il diario di Anna, morta la scorsa settimana a 100 anni. Liberamente ispirato al libro omonimo di Alison Leslie Gold basato sulla commovente testimonianza di Hanneli Goslar, la grande amica di Anna Frank, è un film sul rapporto tra il bene e il male, che segue la linea dei sentimenti e pone domande apparentemente semplici a cui non si è ancora riusciti a dare una risposta.
«Rappresentare lo sterminio - spiega Negrin - è impossibile, si può restituire il sentimento, gli stati d’animo e il film è focalizzato su questa linea narrativa. Il perno fondamentale sono le domande che tutti i personaggi si fanno, la rappresentazione cronachistica non mi interessava, è stata fatta tante volte». «Il ruolo della tv è essenziale per la Giornata della Memoria. Non avrebbe senso - ha detto il rabbino capo Di Segni - fare queste manifestazioni se non ci fosse un apporto mediatico forte.

È comunque un grande impegno che pone problemi: come si può mantenere viva la memoria facendo in modo che non sia un contenuto vuoto, che non si riduca a una banalizzazione?». In questo senso, «il caso di Anna Frank rappresenta il primo e più importante riferimento. L’enormità del male fatto è visto attraverso una singola persona, un’unica vittima simbolica».

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