RomaGiovani, schivi e noti a livello internazionale, potevano restare separati nel progetto di portare sul grande schermo La solitudine dei numeri primi (Mondadori), il fenomeno letterario dell'esordiente Paolo Giordano, l'anno scorso vincitore del Premio Strega? Così Saverio Costanzo, regista classe 1975, (foto qui a fianco) ricercato pure da Charlize Theron, pronta a farsi dirigere da lui, che nel tempo (da Private, sul conflitto israelo-palestinese a In memoria di me, più denso di temi etici alti) ha dimostrato come non lo manda papà Maurizio, ma, anzi, si manda da solo sulla scena artistica, dirigerà il film, tratto dal volume di Giordano che soltanto in Italia ha venduto 200mila copie. E mentre negli Usa e in Germania, i mercati del libro più appetiti dagli editori, sta per sbarcare la versione tradotta del Bildungsroman, che narra le vite parallele di Alice e Mattia, Paolo Giordano mette a punto gli ultimi ritocchi alla sceneggiatura dell'erigendo film, scritta a quattro mani con Costanzo. La pellicola sarà pronta nel 2010.
Si tratta di una coproduzione con la Francia (Les films des Tournelles, la stessa casa produttrice del film L'eleganza del riccio), intanto che Euroimages stanzia 4 milioni, per sostenere nell'impresa Mario Gianani (stesso produttore di Vincere, il film della maturità di Bellocchio). «Siamo indietro: il cast, tutto italiano, è ancora da fare. I bambini, selezionati nelle scuole elementari e medie di Torino, devono somigliare agli attori adulti, in età tra i 25 e i 30 anni. Sarà un film epico, pieno di cose, che rispetterà gli equilibri del libro», racconta il produttore, preoccupato dal fatto che, pensato per un lancio globale, La solitudine dei numeri primi sarà in presa diretta. «Non si può più doppiare. Il mondo anglosassone impone la presa diretta e, per un blockbuster, può essere controproducente. Comunque, faremo un film popolare. E più spettacolare del libro: non sarà minimalista, o freddo. Cerchiamo i sentimenti», è l'augurio. Medusa, poi, concorrerà sia nella fase produttiva sia in quella distributiva, mentre Antonello Geleng inventerà magiche scenografie, adatte alla Torino metafisica, messa a disposizione dalla Piemonte Film Commission, insieme alle montagne del circondario. Chi conosce il libro sa che non sarà una passeggiata girare un film, basato su una fascinazione letteraria potente.
Paolo Giordano, qual è la differenza tra scrivere per i lettori e scrivere per il cinema?
«In realtà, la differenza è che scrivere una sceneggiatura non rappresenta una forma definitiva, ma è un passo verso una forma definitiva. C'è più libertà, più spazio».
È la prima volta che scrive una sceneggiatura: com'è lavorare con Saverio Costanzo?
«È bello. Siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Ed è molto dialettico, si discute».
Ha un'idea precisa di come dovranno essere gli attori de «La solitudine dei numeri primi»?
«Ovvio che ho un problema a emanciparmi da un'immagine, che si è formata dentro di me. Però la mia scrittura è slegata dalle caratteristiche fisiche: nel libro non fornisco molti dettagli fisici... Piuttosto ho in mente due personalità, due caratteri per Alice e Mattia. Non entro nelle decisioni sul cast, ma manterrò la dialettica. Né ho ansie da aderenza al mio libro».
All'improvviso, da borsista di Torino, da serio studioso di fisica, a celebrità, inseguita dai media: come vive il successo?
«Lo vivo ambiguamente. Ma lo affronto in modo diretto, con una grande libertà e una possibilità, che prima non avevo. La cosa principale, per me, ora, è ridefinire i miei rapporti personali e l'idea che gli altri si son fatti di me. Dopo l'esplosione, il grosso sforzo è riuscire a recintare, di nuovo, l'ambito della professionalità».
Sta scrivendo un nuovo romanzo?
«Sì.
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