La filosofia di Leonardo: perdendo si migliora

nostro inviato ad Appiano G.

Perdo, dunque sono. Si, d’accordo, “cogito ergo sum“ era molto più arrapante, filosoficamente sommo, ma Leonardo sta diventando imbattibile nella filosofia calcistica più che nel calcio. E stavolta ci ha sfornato questa trovata: «Questo mestiere mi piace sempre più. Oggi mi sento più allenatore di prima. Le sconfitte mi hanno dato più voglia, spinto a continuare, è un momento di crescita anche per me». Sì, il pallone è un cestone pieno di stranezze. C’è chi vince e se ne va, anzi scappa, dalla porta di servizio( Mourinho). C’è chi perde(ovviamente partite che contano) e capisce di non aver sbagliato mestiere, dopo averci raccontato che quello non era il suo mestiere. Boh!
Meglio rifarsi ai dati di fatto: uno è il non voto(«quanto merito? Senza voto») che Leonardo si concede per la sua attività all’Inter. L’altro riguarda l’ultima definizione che il mister regala al suo status di allenatore. «Sono una metamorfosi che cammina». Si, bisogna stare attenti a scrivere bene per evitare rocamboleschi errori di stampa. Ma l’inesauribile fantasia di Leo qui ha toccato livelli sublimi per spiegarci che le sue idee calcistiche cambiano e cambieranno, anche se, contro la Lazio, l’idea difensiva lo ha condotto alla rivalutazione dei tifosi. «Ma la gente vuol vedere bel calcio e una bella partita». E qui si consuma lo strappo con la filosofia mourinhana, che non a caso Leo cita quando dice: «Avete visto i lamenti per la partita del Real? Allora chi ha ragione? Chi cerca equilibrio, chi cerca bel calcio, chi difende o chi attacca?». Eterno dilemma.
Ma i fatti dicono anche che oggi l’Inter gioca a Cesena, ultimi spiccioli di una stagione dignitosa-quasi buona, con tanto di decorazioni e qualche macchia pesante. Serve vincere, giusto per non mettere il tappetino rosso sulla domenica milanista, pronto a ingoiare lo scudetto se l’Inter lascerà punti. Leo, arrivato di corsa e in corsa, ha già tirato il conto della sua esperienza. Il riassunto è essenziale e chiaro: ci sono stati quattro giorni(derby e Champions) che hanno rovinato una stagione. «Hanno rovinato la media di quattro mesi. Vedere lo Schalke 04 contro il Manchester ha aumentato il rimpianto per quell’eliminazione: non tanto perchè sono stati massacrati, ma per il modo in cui siamo usciti noi».
Fatto il mea culpa, però Leo non accetta di pensare che il ciclo di questa squadra sia concluso. Lo dice con insostenibile fermezza. «Cosa vuol dire finito? Che l’Inter nei prossimi anni non vincerà? Significa cambiare 25 giocatori della rosa? E allora che dire del Milan, che ora rischia di vincere lo scudetto con quelli che avevano finito il ciclo quattro anni fa?». Qualcuno si gratterà la crapa, qualche altro comincerà a preoccuparsi sul futuro interista. Niente paura. Moratti sta cominciando a prendere le misure e l’allenatore sta facendo gioco di sponda per chiudere la stagione in gloria (leggi coppa Italia e secondo posto in campionato).
Poi qualcuno se ne andrà, altri dovranno rigenerarsi. Per esempio ci sarà molto da pensare circa la salute di Sneijder che, anche stavolta, se ne starà a casa per un problemino al polpaccio. Con lui Stankovic (stagione chiusa) e Julio Cesar (squalificato). In compenso Nagatomo farà revival e mostrerà quanti muri ha saputo scalare. Ed è una delle migliori notizie per l’Inter del futuro. Leo dovrà ritrovare il fiuto da gol di Milito e Pazzini. A fine stagione potrebbe non esserci posto per due. «Ma con loro sono tranquillo. Guariranno segnando gol. Normale che entrambi abbiamo trovato qualche difficoltà per ragioni diverse». Stavolta dovrebbe giocare l’argentino come risarcimento per l’uscita anticipata a San Siro, dopo l’espulsione di Julio Cesar. Giusto per la cronaca, l’ultimo gol in trasferta lo ha segnato Eto’o e risale al pareggio con il Brescia. E da quel momento cominciò l’alluvione nerazzurro.
Il problema dell’Inter guarda anche al ruolino di marcia in trasferta: solo 4 punti nelle ultime 5 partite (sconfitte con Juve, Milan e Parma, pari a Brescia e successo con la Samp). In effetti il punto debole della squadra di Leonardo sta proprio nelle trasferte: 5 sconfitte, una delle quali in Champions (Schalke). Restano solo due trasferte, ma potrebbero cambiare la faccia della stagione: perdere punti potrebbe valere il secondo posto in campionato. E, francamente, ceder posto al Napoli potrebbe perfino intaccare la rinata fiducia di Moratti nel tecnico. E convincere anche Leonardo che i cicli finiscono, pur se non te ne accorgi.

Ma sarà vero che non se n’è accorto. L’ultimo pensierino, circa il suo futuro, lascia il sospetto. «Sarò qui se avrò la forza. Voglio dire che cercherò di incidere nelle scelte, per quel che mi riguarda».
A buon intenditore poche parole.

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