Finalmente «cen’è» per tutti Ricette per almeno 60 ospiti

Finalmente «cen’è» per tutti Ricette per almeno 60 ospiti

Per quattro, massimo per sei persone (e minimo per due), non si scappa. Quando si scrive una ricetta, le dosi indicate sono per un numero “umano” di commensali e se uno deve cucinare per un numero maggiore non fa che aggiustare pesi e volumi.
Ma le mense? Possibile non abbiano ricettari per tavolate chilometriche? Probabilissimo tanto che uno arriva in questi giorni in libreria. Cen’è per tutti è infatti «il primo libro di ricette per sessanta (60) ospiti o più», gradevolissima fatica curata dall’associazione Cena dell’Amicizia, www.cenadellamicizia.it, che da quasi quarant’anni invita a cena persone emarginate e senza fissa dimora, il tutto legato alla splendida esperienza di Terre di mezzo, www.terre.it, giornale di strada (e mai di edicola) venduto per le vie da stranieri che intendono integrarsi legalmente in Italia.
Tutto ebbe inizio nel 1968 con la prima cena un martedì di maggio, cucinata dai volontari del gruppo e poi consumata in compagnia di quelli che normalmente sono chiamati barboni, sessanta in tutto. Da allora ogni martedì, per una cinquantina di martedì all’anno, si spignatta a fin di bene. E niente zuppe tirate via. Si cerca sempre di offrire un pasto vero, possibilmente goloso e ricco. E il numero di ospiti spiega perché oggi il libro da loro ispirato (prezzo minimo 10 ) contempli ingredienti per 60 e più persone.
A un certo punto i volontari hanno pensato che era un peccato non celebrare questi decenni di buona cucina. Splendido, anche perché si tratta di fare dell’altro bene poiché tutto il ricavato sosterrà i progetti di reinserimento sociale di chi oggi ha bisogno e un giorno si spera possa vivere in maniera autonoma e dignitosa. In particolare si sono prodigati Cornelia Pelletta, Elisabetta Lecchini e Massimo Acanfora, con un saggio di Allan Bay e la copertina di Federico Maggioni.
Le ricette sono divise in sei capitoli: I primi saranno i primi con gli Spaghetti dell’obiettore disperato; L’insolita zuppa, tipo il Gazpacho al brivido e la Minestra salta la finestra; Piatti unici, con bis, dai Pizzoccheri alla vagabonda ai Gnocco collettivo alla romana; Secondo... noi, ad esempio il Chili con carne e senza patria; la Verdura dura come i Sacchi a pelo di melanzane e il Polpettone polemico vegetariano; infine i Dolci da amare, uno per tutti: il Tiralisù tutti e 60.
Non mancano racconti di vita e di speranza e un elenco dei vari interventi e momenti nati nel tempo. E le stesse ricette sono dei racconti veri e non scherzetti di marketing. Ogni piatto, prima viene raccontato e poi spiegato. Altro che sofisticato discettare dei massimi sistemi. Del resto basta dare un’occhiata agli ingredienti per 60 persone per capire che non si va tanto per il sottile.

Ad esempio, per i pizzoccheri servono «14 scatole da 500 gr, 5 verze medie, 50 patate, 3 kg e 1/2 di formaggio (bitto se volete o casera), 2 kg di burro, 10/15 spicchi di aglio...». Per la Zuppa inglese scespiriana «60 uova, 6 kg di farina, 6 kg di zucchero, 6 l di latte...». Vita vera.

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