Finanza sostenibile

Banca d'Italia e il rapporto con la sostenibilità, tutti i dettagli

Banca d'Italia parla apertamente dei suoi attivi e dei suoi investimenti sugli Esg. Vediamo come si comporta sul tema

La trasparenza di Banca d'Italia: così mostra la sostenibilità dei suoi investimenti

Banca d'Italia vuole giocare sulla trasparenza finanziaria una partita importante e fungere da esempio al mondo di riferimento in Italia come anticipatrice dei trend sulla sostenibilità e i parametri Esg.

Attiva da tempo sul fronte della finanza sostenibile, nel 2021 la Banca d’Italia ha definito ufficialmente e strutturato una propria visione della finanza sostenibile. Al contempo, si è impegnanta a operare con sempre maggior forza negli investimenti che presentano maggiori ritorni in tempo di sostenibilità, a elaborare e rendere pubbliche informazioni e analisi sulla finanza sostenibile, a contribuire alla contaminazione culturale a favore della finanza sostenibile e a promuovere la trasparenza in ogni campo.

In tal senso, Banca d'Italia ha sviluppato nel corso degli anni una politica di investimento sostenibile per l'allocazione dei suoi asset e il giudizio sugli operatori italiani che prende come punto di riferimento:

La Carta prevede che Banca d'Italia rifiuti gli investimenti in società produttrici di tabacco e diversi tipi di armi: biologiche, chimiche, mine antiuomo, munizioni a grappolo, nucleari, a frammentazione invisibile, incendiarie. Inoltre, sono escluse le società che sono accusate di non rispettare i principi base di tutela della libertà sindacale, equità e rifiuto del lavoro minorile, del lavoro forzato e delle discriminazioni sanciti dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo). Inoltre, gli investimenti in oro, che assieme a quelli valutari costituiscono le riserve ufficiali della Banca d’Italia, sono esclusi dalla politica di investimento sostenibile, anche in considerazione della difficoltà di misurare l’impronta carbonica delle riserve auree.

Di recente, in ossequio a tali propositi, la Banca d'Italia ha pubblicato il primo Rapporto sugli investimenti sostenibili e i rischi climatici (Risc) analizzando dati aggiornati al 31 dicembre scorso. A quel tempo, nei forzieri di Via Nazionale i portafogli potenzialmente interessati da una gestione sostenibile avevano un controvalore di circa 210 miliardi di euro. Dall'anno in corso in avanti, cambierà il criterio per la loro allocazione, prima legato esclusivamente ai dati storici di ogni impresa da definire (o meno) come sostenibile e oggi invece facente riferimento anche alle prospettive future. "Da quest’anno quindi le decisioni di investimento vengono prese anche in considerazione degli impegni di decarbonizzazione e dei piani di transizione delle imprese; con queste ultime sarà inoltre avviato un dialogo per raccogliere informazioni sulle strategie di sostenibilità e sui risultati finora conseguiti", scrive nel rapporto Via Nazionale. "Verrà infine creato", prosegue, "un portafoglio azionario di investimento tematico destinato alle aziende maggiormente in grado di contribuire alla transizione ecologica, per cogliere le opportunità legate alle innovazioni tecnologiche e favorire il cambiamento strutturale del sistema economico".

L’integrazione dei profili Esg nelle scelte di investimento di Banca d'Italia va avanti, principalmente, attraverso la diversificazione: dei 160 miliardi di euro investiti in titoli (49,1 sono invece sulle valute) Via Nazionale ne ha piazzati l'86,1% in titoli di Stato, principalmente italiani. In questo campo la valutazione degli indicatori di sostenibilità presenta ancora notevoli limiti concettuali e applicativi, essendo peraltro l'acquisto di titoli spesso legato a precise contingenze economiche o politiche. La diversificazione, si sottolinea nel rapporto, però esiste con una chiave ispirata dagli Esg e ha riguardato inizialmente gli investimenti in azioni e successivamente quelli in obbligazioni societarie. Quota complessivamente pari al 12%, quella riservata ai titoli corporate è in crescita graduale ma inesorabile.

Inoltre, nota il rapporto, "la Banca sta delineando un percorso di decarbonizzazione dei portafogli azionari e obbligazionari mediante la definizione di obiettivi intermedi, predefiniti e misurabili" su un orizzonte da 10 a 30 anni. "Per contribuire alla riduzione delle emissioni sarà costituito un portafoglio azionario tematico, dedicato a imprese che operano nei settori delle energie alternative, dei sistemi per l’efficientamento energetico, della mobilità elettrica e dell’edilizia verde", sottolinea la Banca d'Italia. Questi investimenti potranno contribuire "alla transizione ecologica, favorendo le innovazioni tecnologiche necessarie. Per i titoli di Stato e sovranazionali in euro e in valuta è previsto l’ampliamento dei portafogli di titoli verdi in funzione della loro disponibilità sul mercato". Con questa svolta anche la Banca d'Italia, dunque, vuole essere capofila della finanza sostenibile e promuovere la responsabilità sociale delle istituzioni del suo settore. Non potrebbe farlo come regolatore se non lo facesse anche per quanto pertiene il ruolo, con cui è meno nota, di investitore. Aprendo alla strada della diffusione dell'analisi Esg anche tra gli istituti centrali.

Oggi più che mai vitale per far marciare la finanza sostenibile.

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