Il primo effetto della crisi del debito sovrano dellEurozona lhanno sopportato gli istituti bancari che hanno visto crollare il valore dei titoli di Stato nei loro portafogli. Inoltre, hanno sofferto una mancanza di fiducia da parte delle altre banche, nazionali e internazionali, che hanno cominciato a prestarsi meno denaro reciprocamente per timore del rischio-euro . Non a caso i depositi bancari presso la Bce a gennaio hanno superato la soglia-record dei 450 miliardi di euro.
Per ovviare alle difficoltà di un mercato sempre meno liquido, le banche hanno attivato alcune contromisure: dal ricorso agli aumenti di capitale («imposti» un po dalla contingenza e un po dalla vigilanza europea dellEba) fino a tirare il freno sui finanziamenti. Il consueto outlook mensile dellAbi ha evidenziato che il tasso di crescita degli impieghi delle banche italiano al settore privato si è attestato a dicembre a 1.719 miliardi di euro con un aumento del 2,2% rispetto allanno precedente (+4,2% a dicembre 2010). In particolare, rivela Bankitalia, a novembre dellanno scorso i prestiti alle imprese sono ammontati a 915 miliardi (+4,9% annuo a fronte del +5,8% di ottobre). Parlare di credit crunch sarebbe impreciso perché i prestiti continuano a crescere. Cè tuttavia maggiore prudenza.
Ecco perché risaltano alcune iniziative in controtendenza. Come quelle di Intesa Sanpaolo che già nello scorso novembre ha rinnovato laccordo con Confindustria mettendo a disposizione delle pmi un plafond di ulteriori 10 miliardi di euro di finanziamenti. Una partnership che non si limita allerogazione del credito e che si estende allindividuazione di soluzioni per la crescita delle aziende: la costituzione di reti di impresa, linternazionalizzazione e la consulenza per attingere ai fondi Ue. «Metteremo a disposizione delle aziende la nostra esperienza e ascolteremo suggerimenti e idee», ha rilevato il dg vicario di Intesa, Marco Morelli presentando lultimo accordo con lUnione Industriali di Roma.
Questo nuovo modo di intendere il rapporto con le imprese è parte anche del dna del ramo corporate del gruppo bancario milanese guidato da Gaetano Micciché.
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