finanziamenti statali

Caro direttore,
venerdì il suo giornale (nell’articolo «Adornato vende 60 copie e ci costa 3 milioni», pag. 8), quasi fotocopiando un articolo pubblicato il giorno prima da Italia Oggi si è molto interessato alla salute editoriale di Liberal. Ne siamo onorati. Ma quando ci si mette nei panni dei medici premurosi si dovrebbe cercare poi di essere anche scrupolosi. Al contrario, prendendosi la briga di spulciare il nostro bilancio per sapere quante copie vendiamo, avete sbagliato casella fermandovi alle cifre delle «vendite dirette» (cioè quelle realizzate dai nostri circoli e dai sostenitori del partito durante convegni e meeting), e decretando che, poveri noi, vediamo solo 24 copie al giorno. Roba da chiodi... Peccato però che non abbiate calcolato le caselle della «vendita in edicola» né quella delle «iniziative editoriali speciali». Farlo vi avrebbe proiettato nel fantasmagorico universo delle migliaia, non in quello anoressico delle decine. Senza contare poi i contatti online.
Liberal gode dunque di ottima salute. Ed è esattamente quello che volevamo che fosse: un giornale di nicchia, riferimento di un partito-progetto, continuo stimolo di riflessioni civili sulla vita pubblica, non certo un giornale commerciale di informazione con cinema e farmacie. Il che, ecco il punto, corrisponde precisamente alle finalità della legge sull’editoria, i cui fondi vorreste ci fossero negati.
A proposito: quei fondi non sono spesi né per Adornato né per l’Udc, ma danno lavoro a tipografie, cartai, distributori e una ventina di giornalisti e amministrativi che producono ogni giorno un quotidiano di idee in continuità con un logo che da 15 anni anima, spesso solitario e controcorrente (è questo che vi dà fastidio?), il dibattito politico e culturale di un Paese purtroppo dominato dal conformismo. Logo di nicchia, dunque, ma che spesso ha avuto la fortuna di anticipare le svolte politiche del Paese, così come accade oggi intorno allo scenario del Terzo Polo (è anche questo che vi da fastidio?).

Vorremmo rassicurare il direttore responsabile di Liberal: l’unico fastidio è quello di un giornale che incassa fondi pubblici per 3 milioni di euro e vende un numero francamente ridicolo di copie. Quante? La cifra di 60 al giorno, citata nel nostro articolo e in quello di Italia Oggi, non sembra sbagliata. Almeno a giudicare dai bilanci pubblici della società che edita la testata. Nel conto economico, alla voce «ricavi per vendita giornali e riviste», figurano incassi per 4.581 euro (in tutto il 2009) a cui si aggiungono 5.396 euro di abbonamenti. Nemmeno 10mila euro in un anno, corrispondenti, appunto, a poche decine di copie al giorno. Nella lettera si fa riferimento a voci quali «vendite in edicola» o «iniziative editoriali speciali» che però non figurano in bilancio.

Ci sono invece dizioni misteriose come «ricavi per prestazioni di servizi» o «riaddebito di costi» o «ricavi editoriali» per un totale di circa 170mila euro. Anche a considerare questa somma come frutto di vendite (ma perché non inserirla nella voce «ricavi da vendite?»), si raggiungono poche centinaia di copie al giorno. La sostanza non cambia.

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