La Finanziaria divide il Cnel: è la prima volta

Spaccatura senza precedenti al Consiglio dell’economia e del lavoro: Cgil, Cisl, Uil e Confindustria non convincono le altre categorie

Antonio Signorini

da Roma

Un caso più unico che raro. A memoria d’uomo il Cnel non ha mai negato il via libera alla Finanziaria di un governo in carica. Bocciare le manovre non fa parte della tradizione di villa Lubin. Di solito, i componenti del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro - che rappresentano sindacati, imprese, professionisti e gli autonomi e devono obbligatoriamente dare un parere sulle leggi di bilancio - si accordano su un testo di compromesso che suona più o meno come una promozione. Ma questa volta, complice una manovra che ha fatto infuriare la totalità delle categorie produttive, di spazi per trovare un compromesso onorevole dentro l’organo costituzionale che le rappresenta, non ne sono stati trovati.
La Finanziaria non è piaciuta all’assemblea plenaria del Cnel che si è tenuta mercoledì sera. E l’effetto della rivolta dei rappresentanti è stato che al governo non sarà consegnato il consueto documento del consiglio votato all’unanimità. A Palazzo Chigi ne arriveranno tanti e quasi tutti negativi, fatta eccezione per quello che nella seduta plenaria ha ricevuto esclusivamente il via libera di Cgil, Cisl, Uil e Confindustria.
All’inizio doveva essere quello il documento ufficiale del Cnel. Una prima bozza era stata stilata dall’esponente della Cgil Beniamino Lapadula, che alcune voci sindacali - ufficiosamente smentite - indicano come l’autore di interi pezzi di Finanziaria. Alcune correzioni introdotte negli ultimi giorni (il Cnel funziona a tutti gli effetti come un parlamentino dell’economia) che smussavano certi entusiasmi contenuti nella bozza non hanno fatto venire meno le perplessità di alcune organizzazioni rappresentate nel Consiglio.
Risultato, le contraddizioni sono esplose all’assemblea plenaria, quando a uno a uno, i membri dell’assemblea hanno preso la parola per spiegare che, forse, questa volta non sarebbe stato opportuno ratificare una manovra che le rispettive organizzazioni stavano contestando anche con manifestazioni di piazza; che le agenzie di rating considerano insufficiente e che lo stesso governo continua a modificare. Nettamente a favore del documento che promuoveva la Finanziaria 2007 si sono espressi Cgil e Cisl, mentre Confindustria e la Uil hanno dato un giudizio positivo, ma più tiepido.
Tra i contrari anche alcuni rappresentanti sindacali del lavoro dipendente come l’Ugl (la confederazione vicina alla destra), la Cida (l’organizzazione dei dirigenti d’azienda) e la Cub (la Confederazione unitaria di base, vicina alla sinistra radicale). Ha criticato la Finanziaria gran parte degli esperti che fanno parte del Consiglio. No da Confartigianato, Coldiretti, Confcooperative e da tutto il gruppo delle libere professioni. Contro anche Confcommercio, la principale organizzazione degli esercenti, e la Confapi, la confederazione delle piccole imprese.
Una situazione non compatibile con il consueto voto all’unanimità su un documento e così tutti hanno rinunciato a formulare il giudizio del Cnel sulla Finanziaria.

Resta una spaccatura (le quattro organizzazioni più rappresentative da una parte e tutte le altre sul fronte opposto) che a molti è sembrata la migliore rappresentazione di come il governo Prodi intenda la concertazione.

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